Grande fermento a Gesualdo per il ritorno del "Volo dell’Angelo", la Sacra Rappresentazione che si tiene tutti gli anni l'ultima domenica del mese di Agosto per i festeggiamenti in onore di San Vincenzo Ferreri.

La tradizione -si legge sul sito della Pro Loco Gesualdo - vuole che un bambino vestito da Angelo viene legato a una fune d'acciaio tesa fra la torre del Castello di Gesualdo e il campanile della Chiesa del SS. Rosario. Sospinto lungo la fune con l'ausilio di carrucole, l'angelo inizia il "volo" fino al centro della sottostante Piazza dove da un palco emerge un uomo vestito da Diavolo. L'angelo e il diavolo ingaggiano una cruenta disputa dialettica ricca di colpi di scena. Conclusa la recita l'angelo completa il suo volo giungendo al campanile. In serata, al termine della processione, l'angelo ripercorre il tragitto al contrario nel simbolico "ritorno al cielo".

LA RECITA DELL'ANGELO E DEL DIAVOLO: L'ETERNA LOTTA TRA IL BENE E IL MALE
Le scene e i dialoghi della recita evocano l'eterno scontro tra il bene ed il male nella contrapposizione della fede avverso il vizio e le tentazioni della vita terrena. Il testo della "Recita" richiama per ampi aspetti il poema epico "Il Paradiso Perduto" di John Milton del 1667, pertanto, vista l'assoluta mancanza di altri riferimenti storici sull'origine di questo rito, potrebbe essere anche lecito supporre che la "Recita dell'Angelo e del Diavolo" fosse inizialmente una rappresentazione teatrale poi diventata spettacolo per il popolo quindi rito religioso nelle celebrazioni in onore del Santo.
Lo spettacolare Volo dell'Angelo, invece, è la simbolica rappresentazione della discesa sulla terra dell'angelo che viene ad omaggiare San Vincenzo Ferreri e il popolo dei suoi fedeli festanti. In serata, dopo aver accompagnato il santo nella processione lungo le strade del paese, l'Angelo nel calar della notte ripercorre a ritroso il tragitto della mattinata impartendo la sua benedizione ai fedeli, che entusiasti e commossi accompagnano tra gli applausi il suo ritorno al cielo.

IL RITO
L'Angelo giunto a metà del percorso in corrispondenza del centro della sottostante piazza Neviera, si rivolge prima al Santo e poi al suo popolo: “O glorioso San Vincenzo Ferreri, io dall'alto vengo e ti saluto, …mi rallegro con te del grande onore che oggi ti rende questo popolo festante…” e poi agitando il suo dardo lancia la sfida al diavolo…“lode a te evviva per sempre a dispetto di Satana e di tutto l'inferno!”….
Il Diavolo, nel trambusto di spari e urla disumane, sbuca da sottoterra (un palco montato fra la folla) e risponde: … “di Satana? Di tutto l'Inferno? Quale esile fiato fa cenno al mio nome? Al mio Regno? …Tu! …Chi sei tu, o miserabile uccello dalle ali mozzate che pigolando vai su questa mia terra?"....segue un alterco in cui il diavolo, dall’atteggiamento subdolo ed ironico, sbeffeggia il popolo delle sue debolezze e dei suoi vizi, facendo vanto della sua potenza sugli uomini, per poi rivolgersi sarcastico al suo nemico.
L'angelo esalta le virtù della fede nell’elogio al santo ed esorta il popolo a combattere le insidie del male con la preghiera per non cadere nelle tentazioni e nel vizio.
La lotta si placa e il diavolo sconfitto ritorna all’inferno inveendo e minacciando, mentre l’angelo vincitore, nel tripudio generale riprende il suo volo fino al campanile.

IL VALORE RELIGIOSO E SOCIALE DELLA FESTA IN ONORE DI SAN VINCENZO FERRERI
La teatralizzazione del rapporto e del conflitto bene-male, che si risolve nella sconfitta del diavolo e nel trionfo dell’angelo, ha un valore fortemente simbolico. Nella processione che segue la lotta, i demoni vinti si aggirano ancora per le strade finché l’angelo ritorna alle sue origini celesti. Ridiscenderà l’anno dopo a ricacciare negli inferi il male e a riportare sulla terra il bene, ritornerà a portare equilibrio tra gli uomini, tra coloro che non sono “né angeli e né demoni, ma angeli e demoni allo stesso tempo”.
A Gesualdo, la festa di San Vincenzo è la festa del raccolto, in un luogo prevalentemente agricolo, il rituale è un modo per ringraziare il santo delle abbondanti produzioni.
È anche la festa degli emigranti, che hanno lasciato il paese per andare a cercare lavoro in America e, in questo giorno, ritornano a visitare case e parenti. È soprattutto la festa del bambino-angelo che svolge un ruolo fondamentale per la comunità. Nel bambino che vola al di sopra della gente, l’identità locale si riconosce in un’unica persona, un santo guerriero che combatte da solo, a nome di tutti, contro ciò che è minaccioso.
Il volo dell'Angelo è una rappresentazione che caratterizza diverse feste patronali soprattutto in Campania, in particolare nei comuni di Giugliano in Campania, Rutino e San Tammaro, nel Molise è documentato nel comune di Vastogirardi, ed inoltre si tengono rappresentazioni simili anche in Sicilia e in Basilicata.

 

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