Uno degli obiettivi principali dell'associazione culturale avellinese dello Zia Lidia è, soprattutto, quello di dare spazio al cinema d’autore, in particolar modo a quei lavori cinematografici che non trovano il giusto merito e spazio nella distribuzione e nella recensione. E' proprio il caso del nuovo film di e con Franco Nero, "L'uomo che disegnò Dio", titolo originale "The man who drew God", uscito nelle sale solo qualche giorno fa e già non adeguatamente apprezzato dalla critica: "Troppa carne al fuoco per un film che si regge solo sul suo protagonista", "Vorrebbe affrontare con spirito polemico alcuni dei grandi temi dell’attualità, ma finisce per diventare un confuso calderone di pensieri e concetti, dove tutto è didascalico, sommario e ripetitivo", solo per menzionarne alcuni.
Lo Zia Lidia, sempre con lo stesso coraggio e determinazione, domenica 5 marzo ospiterà l'attore e regista ultraottantenne Franco Nero. Ad accoglierlo le nipotine e i nipotini di Zia Lidia e tutta la schiera di appassionati di cinema che, alle ore 19:00, si ritroveranno al Multisala Partenio per assistere alla visione del film e conoscere finalmente uno degli attori italiani più noti al mondo, il tenebroso attore dagli occhi di ghiaccio che per anni ha vestito i panni del cowboy o del cavaliere. Sarà introdotto dal critico cinematografico Francesco Della Calce e da Paolo Spagnuolo.
"L'uomo che disegnò Dio" è spirato a una storia vera ed è un'opera di denuncia dello "strapotere dell'immagine e della superficie sulla profondità dei sentimenti, la critica di un mondo in cui siamo diventati ciechi "grazie" ai social, dove la cancel culture e il buonismo finiscono per illuderci che siamo giusti e buoni mentre continuano a essere perpetrati i peggiori crimini e la cattiva tv vende il dolore e la diversità per farci sentire più "normali".
Un film di genere drammatico, Italia 2022, durata 110 minuti. Uscito al cinema giovedì 2 marzo 2023, distribuito da l'Altrofilm. Per la visione di bambini e ragazzi: +13. Prodotto da Louis Nero insieme al produttore americano Michael Tadross JR, Bernard Salzman e al russo Alexander Nistratov con le case di produzione Tadross Media Group e BullDog Brothers, in collaborazione con Rai Cinema. Il cast principale comprende: Stefania Rocca, Wehazit Efrem Abraham, Isabel Ciammaglichella, Diana Dell’Erba e Vittorio Boscolo, nonché i Premi Oscar Kevin Spacey e Faye Dunaway, insieme a Robert Davi e Massimo Ranieri. Regia di Franco Nero. Sceneggiatura scritta a quattro mani da Lorenzo De Luca e Eugenio Masciari.
In una carriera che supera di molto i 200 titoli, solo due volte Franco Nero si è cimentato dietro la macchina da presa: la prima volta nel 2005 con Forever Blues e adesso con un film dal titolo a dir poco suggestivo, L'uomo che disegnò Dio, di cui si è tanto parlato anche per la partecipazione, in un ruolo cammeo, di Kevin Spacey, che fa il suo ritorno ufficiale al cinema dopo le note vicende che lo hanno riguardato. Franco Nero torna alla regia cucendosi addosso un personaggio su misura, decisamente eastwoodiano, un duro e puro secondo cui il pietismo verso i disabili è una forma di razzismo che lui non tollera, conferendogli un umorismo tagliente rendendolo anche più antipatico.
"Una favola sulla necessità di riscoprire il potere miracoloso della dignità dell'uomo, in un mondo dove il rumore dei media ha risolto il problema dell’imperfezione dell’uomo semplicemente eliminando il problema stesso". Interamente realizzato per 5 settimane a Torino, tra maggio e luglio 2022, il film inizia in modo semplice, presentandoci Emanuele, un anziano insegnante di ritrattistica non vedente, che insegna carboncino nel corso pre-serale gestito da Pola (Stefania Rocca), un’assistente sociale molto vicina al protagonista. Tra gli studenti c’è una nuova arrivata, Iaia (Isabel Ciammaglichella), ragazzina di dodici anni immigrata in Italia insieme a sua madre Maria (Wehazit Efrem Abrham). Una serie di infelici eventi, tra cui un accenno a una molestia subita sul posto di lavoro, fa sì che le due donne si trasferiscano a casa di Emanuele, ricambiando il vitto con l’aiuto domestico.
Emanuele è una figura che vive ai margini, un non vedente che in fondo sa vedere meglio degli altri. Dio è il solo che lui non possa disegnare, almeno finché non ne ascolterà la voce. Il vero miracolo si manifesta però nell'incontro con le due donne che lo aiutano a riscoprire il senso di famiglia e a ritrovare un po' di fiducia smarrita nell'umanità. Il film, inoltre, racconta l'ascesa e la caduta di un artista cieco che però ha un dono straordinario, quello di essere in grado di realizzare ritratti realistici semplicemente ascoltando le voci umane. Sarà la piccola Iaia a girare un video mentre Emanuele fa la sua "magia", a farlo circolare in rete e a convincerlo a partecipare al Talent Circus Show, per vincere il premio in denaro che gli permetterà (forse) di tentare un'operazione sperimentale per ritrovare la vista. Ma le cose si complicano, perché "il male di vivere non risiede nel buio della cecità ma nella mediocrità mostruosa del mondo reale".
Per Lunedì al Cinema con lo Zia Lidia Social Club, altro appuntamento importante lunedì 6 marzo al Movieplex Mercogliano, alle ore 20:30 sarà proiettato il film documentario "Tutta la bellezza e il dolore" del premio Oscar Laura Poitras, vincitore alla Mostra del cinema di Venezia, arrivato nelle sale per 3 giorni il 12, 13 e 14 febbraio 2023. Introduce il film, alle ore 20:00, Bianca Maria Paladino.
Un film con Nan Goldin, Alfonse D'amato, Ed Koch, John Mearsheimer, Cookie Mueller. Titolo originale: "All the Beauty and the Bloodshed". Genere Documentario, durata 117 minuti, distribuito da I Wonder Pictures. "Tutta la bellezza e il dolore" è la storia intima ed emozionante di Nan Goldin, una delle più influenti fotografe contemporanee e attivista di fama internazionale, a partire dalla sua battaglia contro la potente famiglia Sackler. Il film ha ottenuto inoltre 1 candidatura ai Premi Oscar, 1 candidatura a BAFTA, 1 candidatura al British Independent. E' stato premiato al National Board, 1 candidatura allo Spirit Awards, 1 candidatura a Directors Guild, ha vinto un premio ai NSFC Awards e in Italia al Box Office ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 91,8 mila euro e 14,2 mila euro.
Il film intreccia il passato e il presente di Goldin, l’aspetto profondamente personale e quello politico, dalle azioni del suo gruppo di protesta il P.A.I.N. presso rinomate istituzioni artistiche, alle immagini di amici e colleghi catturate da Goldin, passando per la devastante Ballad of Sexual Dependency e la leggendaria Mostra sull’AIDS Witnesses: Against Our Vanishing del 1989, censurata dal National Endowment for the Arts. Racconta attraverso diapositive, dialoghi intimi, fotografie rivoluzionarie e rari filmati, la sua battaglia per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco. Una battaglia contro il caso della Purdue Pharma accusata di aver messo in circolazione negli Stati Uniti un farmaco, l’OxyContin, senza avvertire che avrebbe potuto creare dipendenza. La fotografa ha dichiarato da subito che la sua lotta era anche personale, visto che in passato era stata una tossicodipendente proprio dagli oppioidi.
Laura Poitras nel 2019 aveva iniziato a lavorare al film inizialmente curiosa di indagare la storia delle proteste contro la casa farmaceutica dei Sackler. Il progetto era già avviato da Goldin, che aveva cominciato a riprendere le sue proteste con il gruppo PAIN contro la Purdue Pharma e i suoi oppioidi all’interno dei più grandi musei, tra cui il Met e il Guggenheim. Dopo qualche incontro, però, la regista ha capito che quello delle battaglie di Nan Goldin era solo un aspetto da raccontare e che avrebbe mostrato soprattutto la sua arte.
Il documentario, infatti, è suddiviso in brevi capitoli, come alcune delle collezioni dell’artista, che ruotano attorno ai fatti della vita di Goldin e alle sue fotografie, al suo impegno con PAIN, dai sit-in di protesta nei più grandi musei alle riunioni per discutere la strategia dell’organizzazione, fino al processo virtuale, causa pandemia, con i membri della famiglia Sackler chiamati a testimoniare. Laura Poitras ci accompagna nella vita di Goldin attraverso le sue fotografie, che mettono in evidenza quei ricordi dolci, amari e commoventi, non solo dentro quei luoghi ma anche di quelle persone, gli amanti, i coinquilini e gli amici che Goldin ha collezionato dalla giovinezza all’età adulta.
Tutta la storia viene fuori da una cartella clinica occultata. È quella di Barbara Holly Goldin, sorella maggiore dell’artista e attivista Nan Goldin. Barbara si è suicidata nel 1965, dopo anni dentro e fuori dalle cliniche per via dei suoi disturbi mentali. Nan ha per molto tempo creduto che quella di sua sorella non fosse una malattia, ma che fosse piuttosto una donna "arrabbiata e sessualmente libera" degli anni ’60, nata da genitori – in particolare da una madre – che dovevano fare i conti con i loro stessi traumi. E si chiude con una sorta di vittoria: gli sforzi di Goldin per ripulire il mondo dell’arte dalla presenza dei Sackler sono ripagati. "Ma non viene ridato indietro nulla di quello che si è perso. Possiamo guardare le immagini, esaminare le registrazioni, riportare in luce vecchi ricordi. Ma le domande restano. E con loro, la perdita".
▪️5 euro soci zlsc
▪️7 euro per tutti
Zia Lidia Social Club: Domenica 5 marzo 2023 alle ore 19:00, Franco Nero arriva ad Avellino per presentare il suo nuovo film "The man who drew God" al Multisala Partenio. Per Lunedì al Cinema, il 6 marzo alle ore 20:00 al Movieplex Mercogliano, il film "Tutta la bellezza e il dolore" della regista premio Oscar Laura Poitras
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