Alle 19:34 e 52 secondi di una domenica di novembre insolitamente calda per quella stagione dell’anno, l’Irpinia si fermò e cambiò volto per sempre. In novanta secondi che parvero un’eternità, la terra tremò e furono cancellati borghi, strade e interi paesi. Sotto le macerie dei palazzi, oltre alle migliaia di vite umane, rimasero sepolte le storie e le speranze di un intero popolo che da quell’istante non ha più smesso di provare a recuperare la propria identità. Nacque così una generazione di giovani il cui spartiacque con quelle venute dopo è l’essere stati  o meno  testimoni di quella enorme tragedia.
Le radio libere: l’unico modo per comunicare con i soccorsi
Il 23 novembre 1980 una radio libera registrò in diretta il suono della terra che si apriva: un boato spaventoso che oscurò la musica e mandò in onda la voce stessa del terremoto in Irpinia. Le radio libere furono l’unico mezzo per comunicare con i soccorsi, che arrivarono dal Nord senza sapere dove dirigersi, in un tempo in cui la Protezione Civile non esisteva ancora e dell’Irpinia non si conoscevano neppure con precisione i confini territoriali. I cosiddetti baracchini furono l’unico canale utile a guidare gli aiuti.
UN SISMA DALLA CAPACITÀ DISTRUTTIVA DEVASTANTE
Un terremoto che, tra Campania e Basilicata, scaricò un’energia tremenda (6.9 della scala Richter e un valore pari al nono grado della scala Mercalli) causando quasi 3.000 morti e 300.000 sfollati sistemati in tende, container e case prefabbricate. Le linee telefoniche si interruppero e la portata catastrofica del fenomeno fu chiara solo dopo diverse ore; la forza del sisma fu tale da radere al suolo centinaia di comuni.
“FATE PRESTO”
«Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi». Così l’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, commentò lo spettacolo di dolore e devastazione che per molti giorni si presentò agli occhi dei soccorritori dopo il sisma.
All’indomani della visita del Presidente Pertini nelle zone colpite, il quotidiano Il Mattino di Napoli titolò la prima pagina con un appello che divenne il grido e l’emblema di uno degli eventi più drammatici della storia del Mezzogiorno: “Fate presto”. Interi nuclei familiari, rimasti senza casa, furono sradicati e lasciati in attesa dei nuovi alloggi di edilizia popolare che nel frattempo venivano edificati nelle periferie grazie alla legge 219 per la ricostruzione. Trenta miliardi di lire furono stanziati dal governo per erigere nuovi alloggi destinati agli sfollati e per consentire la ripresa e lo sviluppo industriale delle aree colpite.
UNA FERITA ANCORA APERTA
Oggi, a distanza di 45 anni, il ricordo di quella tragedia non è ancora sbiadito. Chi c’era, quel 23 novembre 1980, ricorderà per sempre l’ora del terremoto e cosa stava facendo in quel momento; e la ferita provocata da quei novanta drammatici secondi non si è mai completamente rimarginata. Così come resta ancora forte la carica emotiva nel ricordare i giorni successivi, lo sforzo per ripartire che la nostra terra produsse e il calore di quell’onda umana fatta di volontari che, da ogni parte d’Italia e non solo, accorsero in Irpinia. Portarono aiuti reali, concreti, che permisero di fronteggiare l’emergenza infondendo speranza nelle comunità colpite.
L’Irpinia post-terremoto: terra di memoria e di rinascita
Le storie del terremoto dell’Irpinia del 1980 sono testimonianze di tragedia, resistenza e ricostruzione, segnate da esperienze personali di perdita, paura e sopravvivenza. I racconti descrivono la distruzione, la lentezza dei soccorsi e la forza d’animo di chi ha affrontato il disastro, spesso basandosi sui ricordi personali di amici, famiglie e comunità costrette a ricostruire la propria vita da zero.
Il 23 novembre di 45 anni fa l’Irpinia visse la pagina più drammatica della sua storia, ma il sisma del 1980 fu anche un vero spartiacque: dopo quell’evento l’Italia scoprì la sismologia e la geologia moderne, e nacque il primo embrione di ciò che sarebbe poi divenuta la Protezione Civile nazionale. Oggi i borghi di pietra si sono rialzati, conservando il loro fascino antico e un forte senso di comunità, confermando lo spirito resiliente dell’intero popolo irpino.

Foto: Museo Irpino
foto Pres. Pertini : https://www.kulturjam.it/costume-e-societa/irpinia-1980-terremoto-pertini/
Musica: Youtube

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