Lacedonia, abbracciata dalle colline dell’Irpinia, si rivela un luogo dove la pietra, la luce e i volti narrano storie di una vita autentica. Le sue stradine silenziose conservano la memoria di un passato che continua a parlare attraverso scatti, ricordi ed emozioni. 
Qui la fotografia è arte e testimonianza viva. Ogni scatto è un frammento di memoria collettiva, un dialogo tra chi osserva e chi è stato ritratto, tra chi vive e chi ha lasciato un segno. Lacedonia accoglie il viaggiatore nella bellezza del ricordare. 
Il potere della memoria visiva e della fotografia crea un linguaggio universale tra le generazioni.  Le immagini, antiche e contemporanee, sono narrazioni identitarie: frammenti di una storia collettiva che si rinnova a ogni sguardo. 
La memoria e la fotografia, del borgo, diventano strumenti di conoscenza, educazione e partecipazione. È un percorso che unisce passato e futuro, ricordo e creazione, dando forma a un museo diffuso dove il paese stesso diventa spazio espositivo, laboratorio e racconto. 
La memoria del territorio viene così rielaborata e condivisa, restituendo valore alle storie quotidiane e all’identità visiva di una comunità che si racconta con orgoglio e sensibilità. Ogni scatto è una traccia viva: la mano che fotografa, il volto che emerge, lo sguardo che osserva. Da questa relazione si costruisce una mappa emozionale del borgo, capace di collegare luoghi, persone e tempi diversi in un unico cerchio di significato. 
Tra le figure che hanno saputo cogliere l’essenza di Lacedonia spicca Frank Cancian (1934–2020), fotografo per passione e antropologo per professione. Arrivò in Italia nel 1957, grazie a una borsa di studio Fulbright, per condurre ricerche antropologiche. In soli sette mesi, nel piccolo centro irpino, realizzò 1.801 fotografie che raccontano la società del tempo, gli usi e i costumi del secondo dopoguerra nei paesi dell’entroterra del Sud Italia. 
Con due fotocamere Nikon S2 e pellicole Kodak, Cancian immortalò volti, gesti, riti e momenti di quotidianità. Nei suoi scatti cercava l’“esotico” nel quotidiano, il particolare nelle situazioni comuni. La sua fotografia è partecipativa. Cancian ascolta, condivide, si avvicina con rispetto e restituisce immagini che raccontano empatia, dignità e umanità. 
Il suo lavoro su Lacedonia è oggi una testimonianza unica del Sud Italia degli anni Cinquanta e un esempio altissimo di fotografia antropologica. 
L’intera collezione delle fotografie lacedoniesi di Cancian è oggi custodita ed esposta nel MAVI – Museo Antropologico Visivo Irpino, nato per iniziativa della Pro Loco “Gino Chicone” con il sostegno dell’amministrazione comunale di Lacedonia. Il museo rappresenta un punto di riferimento per studiosi, artisti e appassionati di fotografia, custode di un patrimonio culturale di inestimabile valore: i negativi originali, i provini analogici, le riproduzioni digitali curate dall’autore e materiali legati alla ricerca di campo. 
L’eredità di Cancian ha ispirato anche numerosi progetti artistici e documentari, tra cui il film diretto da Michele Citoni in coproduzione con la Pro Loco “Gino Chicone”, Lapilart e il Comune di Lacedonia, vincitore di numerosi premi. 
Attraverso questo archivio straordinario, Lacedonia è diventata simbolo della memoria visiva rurale italiana. Le fotografie restituiscono un ritratto completo del paese: gli spazi pubblici e privati, le relazioni sociali, la scuola e il lavoro, i riti e le feste, fino ai singoli volti colti con straordinaria profondità introspettiva. 
Nuove generazioni di fotografi, artisti e progetti culturali portano avanti un dialogo tra memoria e futuro del borgo.
Lacedonia si dimostra come luogo della memoria grazie alla fotografia, linguaggio di comunità, ponte tra passato e presente. 
 

Foto Gallery
Logo Sistema Irpinia
Logo Provincia Avellino

Project financed and implemented with funds from the Province of Avellino

Contacts

Indirizzo sede legale
Ufficio Infopoint
Piazza Libertá 1 (Palazzo Caracciolo), 83100 – Avellino
C.F. 80000190647

Follow us

Facebook Instagram Twitter YouTube Telegram
Top