Un luogo di mediazione e di aiuto dove si incontrano reo e vittime, o i suoi familiari, per trovare insieme soluzioni. Un'opportunità di pentimento, una sorta di riparazione per quanto accaduto. E' “Il Lampione della Cantonata”  progetto di Giustizia Riparativa a cui ha aderito la Provincia di Avellino e la cui sede è istituita presso la ex Caserma Litto al Corso Vittorio Emanuele di Avellino. 

Alla presentazione tenutasi a Palazzo Caracciolo, Agnese Moro, figlia del compianto presidente Dc Aldo Moro sequestrato ed assassinato nel 1978 dalle Brigate Rosse. La sua testimonianza è servita a comprendere l’importanza della "giustizia riparativa" che apre nuovi spazi di dialogo e di lettura della dimensione penale favorendo nuovi approcci di mediazione, mediante un comune percorso di consapevolezza tra reo e vittima di reato. 

"La mia presenza qui è dovuta non al fatto che io sia un'esperta, sono un'utente felice della giustizia riparativa. La mia vita, e quella della mia famiglia – ha affermato - è stata toccata in passato da un episodio molto grave: il rapimento di mio padre, l'uccisione della scorta e poi la sua. Tutto questo ha provocato qualcosa nella mia vita che non si è risolto neppure con i risultati ottenuti attraverso la giustizia penale. Nonostante, nel mio caso, la giustizia ha dato tutto quello che poteva dare, perché le persone responsabili sono state tutte arrestate, giudicate, e stanno scontando la loro pena. Il mio cuore ferito, il mio dolore, i miei sentimenti è impensabile che possano essere curati sapendo che altre persone stiano soffrendo, perché il carcere è questo: è sofferenza. La loro sofferenza – ha proseguito - non ha mai risolto o cancellato il dolore per l'assenza di mio padre e la rabbia perché qualcuno aveva deciso che io non dovessi più averne uno. Poi grazie ad una persona che mi è venuta incontro, Padre Bertegna, ho cambiato rotta e ho capito che il silenzio non raggiunge lo scopo della guarigione".

A Sala Grasso i promotori e firmatari dell’iniziativa, il  Presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, il dirigente del Centro Giustizia Minorile per la Campania, Giuseppe Centomani, il Garante Provinciale dei diritti delle persone con limitazione della libertà personale e direttore della Caritas diocesana di Avellino, Carlo Mele, la direttrice dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna, Barbara Salsano l’avvocato Giovanna Perna, nel ruolo di mediatore-facilitatore.

Il Centro ha come compiti e finalità importanti: la promozione di interventi per la gestione dei conflitti ed un servizio di aiuto alle vittime, con l’intento di "favorire interventi tesi a ristabilire la sicurezza ed il legame sociale, riducendo il livello di conflittualità e violenza presenti sul territorio".  Vuole promuovere, inoltre, forme di giustizia riparativa o alternativa per quei soggetti che si trovano in regime di detenzione, ponendo sempre al centro la vittima e le sue prerogative di tutela e di protezione da ogni rischio.

Una grande scommessa per la città di Avellino, e per tutta l'Irpinia, che ha l'obiettivo di mettere a disposizione di tutti i cittadini un luogo e degli strumenti adatti a riparare il danno subito in una dimensione comunitaria e di dialogo. Promuovere esperienze di cittadinanza attiva come alternativa e, in certi casi, di critica verso quei modelli di giustizia civile o penale che non favoriscono nuovi approcci e percorsi di consapevolezza e di mediazione tra il colpevole e la vittima di un reato.  

"Con questa iniziativa – ha dichiarato il Presidente Buonopaneanche in Irpinia si attiva un percorso che consente, come previsto dalla normativa, di adottare misure alternative per chi commette determinati reati e di tutelare le vittime. Ringrazio i sottoscrittori di questo protocollo e quanti lavoreranno per portare avanti il progetto".

 

Incontro Provincia

Presente all'incontro anche il mondo accademico, rappresentato dal docente dell’Università degli Studi di Salerno, Girolamo Daraio, che ha spiegato in maniera adeguata l’importanza del Centro "che svolgerà azioni di mediazione reo-vittima sia in costanza dell’accertamento penale sia post iudicatum, nel corso dell’esecuzione penale".

Anche ad Avellino, a partire da domani, potremo quindi iniziare ad affidarci a questo centro e, come dichiara l’avv. Giovanna Perna che svolgerà il ruolo di mediatore-facilitatore, "deve essere un momento in cui non solo le persone offese, ma anche quelle colpevoli, vanno ascoltate. E' un qualcosa di straordinario per il valore che intendiamo dare a questo nuovo paradigma. Grazie a questo strumento, possiamo finalmente immaginare una giustizia che non si svolge solo nelle aule del Tribunale, ma si potrà coltivare la speranza di cercare assieme la giustizia, perché soltanto cercandola assieme, forse la si può almeno un poco avvicinare".

"Il Lampione della Cantonata" sarà quel luogo in cui la comunità di Avellino e provincia potrà essere ascoltata in modo attento, mettendo da parte l’impulso e la tentazione del giudizio perché, come spiega il garante Mele, "lo spirito di questa iniziativa è quello di evidenziare che esistono anche altre modalità di detenzione. Spesso ci si dimentica di coloro che hanno subito il reato, in questo modo si favorisce un incontro tra le parti anche per tentare una riconciliazione. Oggi noi non inauguriamo un servizio qualsiasi - aggiunge- ma un servizio che è l'espressione di una cornice giuridico-culturale molto particolare che è quello della cultura ristorativa, una cultura dove la comunità percepisce l'altro non come un problema o come un pericolo ma come una risorsa, come qualcosa da conoscere e da approfondire. Una cultura che contrasta nettamente con la cultura dell'impazienza cognitiva, quella tendenza a non voler mai approfondire le questioni, a non voler mai andare a fondo nelle problematiche. Mentre con questa iniziativa, con questo progetto sulla giustizia riparativa, vogliamo tener presente i tanti fattori che creano le situazioni critiche, per conoscerli e affrontarli"

Il Vescovo di Avellino Mons. Arturo Aiello, chiamato ad intervenire al dibattito, ha ribadito proprio il valore della solidarietà e dell'accoglienza dell'altro e ha sottolineato che: "Il grado di civiltà di una Nazione, di uno Stato e più in particolare di una comunità si misura su questo piano, si misura sul grado di sensibilità e umanità di un popolo".  
 

 

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