Centenari rituali festivi celebrano il grano nelle terre d’Irpinia. Dalla semina alla mietitura fino al trasporto del raccolto sui carri verso Napoli, il ciclo della lavorazione del grano è stato e resta imprescindibile per l’intera comunità contadina, che usava donare alle divinità il giglio realizzato con chicchi e spighe di grano, in segno di ringraziamento e riconoscenza per la raccolta.

La festa del grano è la festa dell’intera Irpinia.

Non un’usanza passata, ma una tradizione accresciuta e penetrata nella comunità irpina; una festa che scandisce l’estate con appuntamenti cadenzati che si susseguono fra i mesi di agosto e settembre in diversi comuni della provincia di Avellino: a Mirabella Eclano, Flumeri, Fontanarosa, Villanova del Battista. Qui il mitico cereale diventa materia artistica preziosa. Nelle mani dei sapienti artigiani locali e di persone esperte, le spighe di grano, i chicchi e gli steli di paglia si trasformano in decorazioni artistiche di straordinaria bellezza e danno vita a macchine monumentali che sembrano d’oro. 
Processioni di obelischi alti fino a 30 metri, sfilate di carri maestosi dedicati alla Madonna o ai Santi patroni, “tirati” a mano con funi o trainati da buoi, coinvolgono tutta la comunità. Nella “tirata” sono impegnati centinaia di persone tra cui molti giovani che hanno il compito delicato di tirare le funi per tenere in asse l’obelisco sotto la vigile guida di persone esperte. Esclusivamente a mano viene eseguita l’alzata del giglio di Flumeri spingendo scale di metallo verso l’alto finché l’obelisco si staglia, maestoso, nel cielo. 
Gli spettacolari obelischi di grano, detti “Gigli” a Villanova del Battista e Flumeri, “Carri” a Mirabella Eclano e Fontanarosa, hanno forma e struttura molto simili e richiamano elementi architettonici caratteristici degli stili Gotico e Barocco.
In un tripudio di gioia corale che coinvolge ogni abitante lungo le vie strette dei centri storici, la festa del grano celebra la gratitudine e la riconoscenza, nonché l’attaccamento a una terra generosa, con riti che testimoniano la solidità di radici forti attraverso l’arte, il folklore e il senso di appartenenza alla cultura irpina

In cima