Il Complesso Monumentale degli Alcantarini conosciuto anche come Convento Francescano “San Giovanni Battista” è un luogo tipicamente francescano, semplice ed accogliente sorge sulla collina che sovrasta Piazza Umberto I, è ulteriormente detto Convento di San Pasquale, per il culto che i Padri Alcantarini della Provincia di San Pietro d’Alcantara di Napoli hanno saputo sviluppare verso il santo dell’Eucarestia: San Pasquale Baylon.
Storia
La data di fondazione risale al 1589 e, in un primo momento, fu destinato ai Padri Conventuali Riformati, frati che vivevano quasi da eremiti, e perché portavano la barba, venivano chiamati anche “Barbanti”. I conventi di tali frati erano dislocati nel Regno di Napoli ed erano molto stimati, ma per vari motivi i frati barbanti furono avversati, tanto che la Congregazione dei Vescovi e Regolari, con decreto del papa Urbano VIII, ne decretò la fine, anche a causa della peste del 1656, da 130 che erano, si ridussero a 20. Questi si fusero con i Padri Alcantarini Scalzi che, avuto il Convento dal Comune, con decreto del 23 ottobre 1670, redatto dal notaio Filippo Sbordone di Summonte, lo riattivarono.
Dagli Alcantarini nel 1689 fu costruito il refettorio; nel 1699 fu costruita l’abside della Chiesa che fu rinnovata completamente con il contributo della principessa di Avellino D. Antonia Spinola.
Nel 1707 fu rifatto il pavimento della Chiesa e nel 1718 fu creata la parte più bella del Convento: le celle e il corridoio che sporgono sulla piazza principale del paese.
La Chiesa fu consacrata il 6 ottobre 1850 dal vescovo francescano Mons. Giuseppe Maniscalchi. In seguito alle leggi eversive il 7 luglio 1866 la Chiesa, il Convento e il giardino, dal Demanio passarono al Comune e pochi frati vi rimasero per la ufficiatura della Chiesa, il restante Convento divenne Ospedale civile e lazzaretto. L’8 maggio 1911 questo Convento passò alla Provincia dei Frati Minori di S. Maria delle Grazie di Benevento.
Dal 1928 ad Atripalda Padre Beniamino Aversano, già Ministro Provinciale, rilanciò il francescanesimo con iniziative sociali e caritative come l’associazione francescana di beneficenza per i poveri e le missioni francescane Labor et Caritas. Nel 1962 il Padre Cherubino Martini completò la costruzione dell’ala conventuale che costeggia il giardino per uno studentato per i giovani frati.
Nel terribile terremoto dell''80 l'intero edificio subì danni considerevoli ma con i contributi dello Stato e la generosità dei cittadini, venne ristrutturato.
Oggi il Convento è sede della Gioventù Francescana di Campania e Basilicata.
Le Cappelle
Al lato destro del presbiterio della Chiesa sorge la Cappella di Santa Chiara, oggi dedicata alle confessioni è una piccola e graziosa struttura, al suo interno è possibile ammirare la riproduzione della Santa eseguita nel 1995 dal pittore atripaldese Soccorso Troisi.
Di fronte all’Immacolata, la Cappella di San Pasquale Baylon, con la pregevole statua lignea del santo (fine
sec. XVII-inizio sec. XVIII, h. cm. 150). Da notare il puttino dipinto sulla volta, il quale presenta un cuore con la scritta ARSIT AMORE, evidentemente si riferisce al cuore di San Pasquale, che arse d’amore per l’Eucaristia, tanto da esser proclamato da Papa Leone XIII Patrono dei Congressi Eucaristici. Il culto a San Pasquale fu sviluppato ad Atripalda dai Frati Alcantarini, che operarono in città dal 1670 al 1800.
Poco più avanti si entra nella Cappella di San Francesco, sull’altare di marmo c’è la statua del Poverello d’Assisi, mentre in una piccola nicchia al lato sinistro, c’è una statua di cartapesta modellata e dipinta (sec. XX, h. cm. 90) raffigurante Santa Margherita da Cortona, la “Terza stella del francescanesimo”.
Nella stessa cappella, posti uno di fronte all’altro, troviamo due confessionali in legno di castagno realizzati nel 1942.
I dipinti
Attraversando il corridoio centrale della navata, nel presbiterio, lo sguardo è attratto dalla grande tela raffigurante San Giovanni Battista (h. cm. 220x150), posta sulla parete centrale, al di sopra della sede del celebrante. La tela, opera del foggiano Vincenzo De Mita, firmata 1799, ricalca probabilmente il soggetto di un precedente quadro del celebre pittore napoletano Paolo De Matteis (1663-1728): San Giovanni nell’atto di predicare, mentre, sullo sfondo, un paesaggio richiama la valle del Giordano.
Alle pareti laterali troviamo due dipinti ovali, olio su tela (cm.141x111), attribuiti a Pietro Bardellino (Napoli, 1731-1806) e risalenti agli inizi del secolo XIX: la Mater dolorosa (lato destro) e il Vir dolorum (lato sinistro).
In quella che in origine era la Sacrestia, oggi Sala del Presepe, è possibile ammirare lo splendido dipinto di anonimo, risalente alla prima metà del 1800 e raffigurante la Madonna del Buon Consiglio, il cui culto fu diffuso ad Atripalda dal Beato Modestino di Gesù e Maria, frate alcantarino (1802-1854), che abitò il convento negli anni della formazione.
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