Ancora oggi, sebbene quasi interrate, puntualmente il 24 giugno la luna illumina le grotte paleocristiane di Sant’Angelo a Scala (AV) in località Malfitana al confine con i comuni di Capriglia  e Grottolella.

Secondo un’antica leggenda solo in questo giorno si possono visitare, perché il grande fascio di luce costringe la secolare vipera unicorno a rintanarsi. Sono tre anfratti scavati nella roccia di tufo, due modesti laterali ed uno grande centrale. Realizzati in epoca tardo romana adibiti a luogo di culto e riscoperte in epoca medioevale quando divennero sede di Sabba infernali. Queste grotte si trovano a pochi chilometri dallo stretto di Barba dove sorgeva il “Noce” distrutto da San Barbato. Per raggiungere il  luogo dove sorgeva il “Noce” centro di raccolta delle streghe di tutta Italia, basta camminare per una mezzora costeggiando il torrente San Giulio che proprio nello stretto di Barba affluisce nel fiume Sabato.

Sarebbe stata Matteuccia da Todi, fra le più note streghe medioevali, che in disaccordo con le altre streghe protagoniste delle riunioni del sabba, da sotto il Noce, trasferì il suo quartier generale nelle Grotte di Malfitana. Con se portò il serpente infernale che ancora oggi molti affermano di aver visto ed alcuni pastori sostengono di aver trovato agnelli sgozzati che incautamente pascolavano nei pressi delle grotte. Matteuccia da Todi fu considerata una delle prime streghe europee capace di volare e da alcuni racconti lo facevano anche  i suoi serpenti. Sempre secondo la leggenda i serpenti volanti sarebbero stati originati dal serpente guardiano che avrebbe fecondato delle uova di uccelli. Per gli scettici i tramestii nella grotta e le ombre volanti che da essa scaturivano nella notte, sono stati solo e sempre i pipistrelli che ivi dimoravano. La strega Matteuccia in questi luoghi realizzava le sue pozioni ed i suoi filtri magici. Coloro che si affidavano a lei ed ai suoi servigi, doveva attraversare il Ponte delle Primule, una struttura in legno controllata dal “Serpente Guardiano” che solo da quel punto consentiva ai viandanti di arrivare alle grotte.

Intorno ai primi anni del 1400 si verificò un evento straordinario: nella notte del 24 giugno un fascio di luce investì le grotte illuminando di luce nitidissima tutta la zona. Matteuccia fu vista fuggire sgomenta colpita dalla vendetta di Iside che non le aveva perdonato l’abbandono delle sorelle Janare e del luogo tradizionale di svolgimento dei riti sabbatici. A guardia delle grotte, comunque, fu lasciato dalla divinità il serpente unicorno infernale. Questo luogo ed il serpente spaventarono persino Miche Pezza (Fra Diavolo) che inseguito dal colonnello Joseph Léopold Sigisbert Hugo , si era nascosto in queste grotte con i suoi trecento uomini, alcuni dei quali furono trovati inspiegabilmente morti.

Nell’abbandonare, solo dopo pochi giorni, le grotte, Fra Diavolo lasciò anche parte della refurtiva saccheggiata tra cui un busto bronzeo di San Nicola, pieno di monete,  che fu ritrovato da un cittadino di Capriglia, tale Saturnino Guerriero, il quale se lo portò a casa. La mattina successiva Saturnino fu trovato sgozzato nel suo letto. La statua sparita fu ritrovata poi nuovamente nella grotta, ma senza le monete. Ci provarono altri contadini del posto ad entrare nella grotta per mettere le mani sulla refurtiva di Fra Diavolo, ma anche chi riuscì a portare via qualcosa rimase orribilmente menomato nel corpo e nell’anima investito dalla sacra follia. Il 24 giugno del 1810 i sacerdoti dei pase limitrofi interrarono le grotte che per circa mezzo secolo rimasero sepolte. Alcuni eredi di Saturnino Guerriero, che nel frattempo si erano trasferiti a Napoli, vollero riportarle alla luce, ma dopo le operazioni di scavo, tornati a casa, scoprirono che le donne della famiglia erano tutte scomparse. Allora si decise di abbattere il Ponte delle Primule e costruirne uno più distante in maniera tale che chi attraversava il torrente San Giulio non fosse costretto a transitare vicino alle grotte. Oggi le due grotte laterali rimangono ancora interamente interrate, mentre quella centrale, invasa dall’acqua di raccolta,  è accessibile scalando un leggera collinetta per poi discendere in un cunicolo strettissimo. Sono in pochi a provarci poichè la presenza del serpente unicorno è ancora viva nelle testimonianza dei contadini e dei pastori della zona.

Ad aumentare l’aria di mistero e di poesia della zona, è la precoce fioritura delle primule là presso il ponte che da esse prendeva nome e che ancora oggi vengono raccolte per le loro particolari proprietà medicamentose.

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