Il presepe di Fontanarosa può vantare una notevole e rinomata  tradizione . Nel paese delle tre P (paglia che riveste il Carro, pietra che lo identifica come centro di antica lavorazione della stessa e appunto presepe) la creazione è attualmente in esposizione presso il Santuario di  Maria Santissima della Misericordia, dall’8 dicembre 2022 al 15 gennaio 2023.

Come si può evincere dal volumetto “Il Presepe di Fontanarosa -  Storia di un’antica e gloriosa tradizione” di Luigi Di Prisco, Edizioni Ruzza,  Don Gennaro Penta, nato nel 1855, è stato il precursore dell’arte presepiale a Fontanarosa. Recandosi a Napoli, nel periodo che è da ascrivere alla seconda metà dell’Ottocento, trovò il contesto migliore per divenire acquirente di una gran quantità di pastori. La datazione del presepe, nel centro irpino, è da individuare nel periodo che va dal 1878 al 1883. Da qui si cominciò a scrivere la storia, grazie a pezzi settecenteschi di gran valore. 

La cavalcata fu impressionante fino a che, nel 1935, il presepe di Fontanarosa fu dichiarato Monumento Nazionale. Qualche anno prima il Re Umberto, in occasione delle rassegne di artigianato, mandò dei delegati provinciali per scegliere gli oggetti che erano meritevoli di essere esposti, così il capolavoro fu insignito del prestigioso riconoscimento. Lo stesso Umberto di Savoia, da visitatore, riconobbe la rilevanza dell’opera. 

Il presepe di Fontanarosa subì un primo colpo basso già nel 1932 con la morte di Don Gennaro Penta. Ne seguì il trasferimento di parte dei pezzi  presso il Museo Irpino di Avellino. Ci pensò Don Davide D’Italia alla rinascita del Monumento Nazionale, in qualità di Rettore del Santuario di Maria Santissima della Misericordia. La meta fu San Biagio dei Librai, a Napoli. La tradizione presepiale tornò a risplendere ancora più fulgida. Don Davide riuscì a prelevare pezzi rarissimi. Nel Santuario del paese del Calore si poteva ammirare la navata sinistra, oltre cento metri quadrati, occupata dal bellissimo presepe. 

Nel 1950, anno del Giubileo, si raggiunse l’apice con l’esposizione a Roma, presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. L’opera settecentesca richiamò giornalmente una folla di visitatori entusiasti. Ben 1500 i pezzi tra pecore, buoi, natura morta, pastori in abiti da seta e panno, caratteristicamente tradizionali, di cui 140 appartenenti al presepe di Don Gennaro Penta. 

Dalla gloria al periodo di buio, durato 30 anni. L’abbandono, purtroppo, caratterizzò questo arco di tempo. Il terremoto del 1980 fece il resto. I fontanarosani, nel momento più triste, si prodigarono per far risorgere ancora una volta il gioiello artistico dalle sue ceneri, come l’Araba Fenice. Fu costituito un Comitato “Pro Presepe”, due anni di faticoso lavoro per fargli assumere nuovamente il suo splendore. Contributo importante da parte di alcuni liceali dell’epoca, tra questi figurava l’architetto Silvio Cosato.  I fasti del passato erano stati ripristinati. L’8 Dicembre del 1982 la spettacolare creazione fu montata nella navata sinistra del Santuario di Maria Santissima della Misericordia. Alla inaugurazione una folla di presenti, tra cui il sindaco, il prefetto, i media. Come un flash back di un secolo. 

Il 13 Dicembre 1982 il colpo più doloroso, dopo soli 5 giorni dall’ennesima rinascita: il presepe fu oggetto di un tragico furto. Alcuni pastori, in cassaforte, non furono trafugati, così come la preziosa statuina di Gesù Bambino che però, nella Notte Santa, non fu affiancata da quelle di Giuseppe e Maria, alle quali i ladri non diedero scampo. 

Nel successivo ventennio la creazione di origine francescana fece registrare un nuovo stop. Dai primi anni 2000 lo slancio che rese possibile la ripresa della tradizione con ceppi locali e pastori, in parte comprati e in parte ereditati dalla storica collezione, circa una trentina, per un totale di 150. L’ulteriore ripristino è linfa vitale per Fontanarosa, pur non rivestendo più, il presepe, quell’antico valore di una volta ed avendo dimensioni più ridotte. 

Da 7 anni a questa parte l’architetto Silvio Cosato si occupa della buona riuscita dell’opera, in esposizione presso il Santuario di Maria Santissima della Misericordia. Una delle P di Fontanarosa è così salva, vivida e sempre vanto della popolazione locale, dell’Irpinia e della Campania. 

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