Il grano e il mare. Sulla centralità di questi due elementi, che hanno fatto il mondo e sembravano dimenticati, si è messo al lavoro Gianfranco Nappi realizzandone un libro dal titolo "Frammenti di storia delle civiltà del grano e del pane nel mediterraneo", pubblicato da Infinitimondi, che sarà presentato martedì 25 aprile alle ore 18:00 presso il Castello Ducale di Bisaccia

Un nuovo appuntamento, nel segno della letteratura, in occasione della Festa della Liberazione e una nuova occasione per ricordare il sociologo di Lioni, Mario Salzarulo, che avrebbe partecipato con grande piacere a questa discussione. Uno sguardo alla terribile e interminabile guerra della Russia ai danni dell'Ucraina di cui ne parla anche Gianfranco Nappi nel suo saggio. Dal porto di Odessa investito dalla guerra russo-ucraina a quelli dell'antichità, il viaggio dei cereali narra la storia, tra conquiste e crisi, dell'umanità. Una ricerca sulle coltivazioni del passato per comprendere le contraddizioni del presente, come gli effetti dell'agricoltura intensiva.

"Questo libro raccoglie con coerenza e pazienza i frutti di appassionate ricerche condotte nel corso di molti anni - scrive nella sua prefazione, Piero Bevilacqua -. Il protagonista principale non è un leader di partito né un uomo di Stato ma il grano, questa pianta fondamentale che è stata per millenni alla base dell'alimentazione umana e della sua stessa possibilità di sopravvivenza. Il lettore potrà soddisfare la propria curiosità per pagine e pagine scoprendo i modi diversi con cui l'ingegno ha fatto i conti con questa quasi incomprensibile difficoltà: trasformare i duri granelli dei cereali in farina per farne pane e in genere alimento. Un passaggio di civiltà".

"Il grano ha rappresentato il principale prodotto trasportato in lungo e in largo nel Mediterraneo. Più del pesce che si conserva solo essiccato o sotto sale e meno raccontato del più ricco commercio delle spezie, esso tuttavia ha rappresentato la base su cui tutti gli altri commerci hanno trovato solidità consentendo alle più importanti città mediterranee, dell’antichità come del medioevo, di crescere e prosperare. E al tempo stesso vedendo le stesse città messe in un angolo se gli approvvigionamenti di grano necessari si interrompevano, vuoi per carestie che per guerre".

L’importanza del grano la riscopriamo dalla preistoria, da quando l'uomo primitivo prese coscienza del fatto che dal cereale dipendeva la qualità della sua vita e lo eresse a divinità, per propiziare il raccolto ed esorcizzare la paura di una possibile scomparsa. Con il ciclo del grano e, più propriamente della natura nell’area mediterranea, s’identifica tutto il sistema religioso e culturale del mondo agrario, sistema che la civiltà contadina ha mantenuto gelosamente fino al secolo scorso quando la sfrenata ricerca della modernità ha tentato la ricollocazione di tutto quanto appariva vergognoso alla società post-moderna determinando, in tal modo,  il ripudio del sé identitario.

Il grano è stato il primo stereotipo di dio soggetto a passione, trovò la sua perfetta collocazione nell’ambito della nuova fede cristiana. Cristo stesso nelle sue parabole vi faceva spesso riferimento. C'è stato un momento nella terribile e interminabile guerra della Russia ai danni dell'Ucraina che si è improvvisamente parlato di grano, facendo fare a tutta la società occidentale un salto indietro nel tempo.

Il rischio era che il granaio d'Europa, l'Ucraina appunto, non potesse fare uscire dal Paese la sua enorme produzione; la possibilità che tutto ciò si scaricasse in termini addirittura catastrofici su alcuni Paesi africani, che di quel grano avevano bisogno come unica fonte di sopravvivenza alimentare; il timore più grande un effetto a catena di destabilizzazione generale. E nel contempo, chiaro e improvviso, al fronte di guerra più che a quello occidentale, è apparso il ruolo cruciale del Mediterraneo, delle rotte del mare, della potenza di chi le controlla, come Putin, come Erdogan, come i cinesi. Altro che armi e Internet: il grano e il mare.

Prenderanno parte al dibattito lo scrittore Agostino Pelullo, cosmopolita docente di lingue e politico irpino, il poeta e paesologo Franco Arminio e Carmine Nardone Presidente di Futuridea, introduce e coordina Peppe Pelullo cerealicoltore di Altragricoltura, i saluti istituzionali del Sindaco di Bisaccia, Marcello Antonio Arminio.

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