“Chi vo' grazie ra Mamma Schiavona ca sagliesse lu Montagnone”questo è il canto che risuona nel Santuario di Montevergine eretto nell'anno 1126 per volere di San Guglielmo da Vercelli le cui spoglie mortali sono conservate nella cripta della basilica. Questo luogo sacro è legato al culto della Madonna Bruna o anche detta “Mamma Schiavona” che significa straniera o schiava per via dell'icona che la rappresenta con la carnagione scura conservata all’interno dell’Abbazia. La venerazione della Madonna di Montevergine attira fedeli da ogni dove e si stima che ogni anno il Santuario sia visitato da circa un milione e mezzo di pellegrini. La Madonna Bruna viene festeggiata due volte all’anno: il 12 settembre, giorno dedicato a Maria, e il 2 febbraio in occasione della Candelora nella tradizionale “Juta dei Femminielli a Montevergine " legato alla leggenda del 1256 che racconta di due giovani omosessuali che sarebbero stati legati ad un albero sul Monte Partenio e ricoperti di lastre di ghiaccio per punirli. Nel racconto popolare, la Madonna di Montevergine avrebbe fatto apparire un raggio di sole che sciolse il ghiaccio e liberò i due giovani. Questo miracolo rappresenterebbe perciò il legame fondante tra la sacra Icona e i “femminielli” che lo ricordano ogni anno salendo al Monte Partenio tra canti e tammoriate. Altre versioni legano invece questo luogo sacro al culto della dea Cibele. Secondo questa interpretazione nella juta dei femminielli si perpetrerebbe quindi l'usanza dei sacerdoti della dea che una volta all'anno raggiungevano la cima del monte e lì si eviravano in suo onore, in un gesto dal valore rigenerativo. “Statti bona, Maronna mia, è fattu juornu e ngi n'avima ì'” così i pellegrini salutano Mamma Schiavona al termine di una giornata di preghiera gioiosa , versi che rappresentano un arrivederci carico di speranza con l'impegno di tornare al Santuario l’anno successivo e l'augurio di ritornare al fine di poter  ringraziare per le grazie ricevute. “Statti bona, Maronna mia, l'annu chi bene turnamu a benì .Si ngi vengu, ngi vengu sola, l'annu chi bene, nu bellu uaglionu . Si ngi tornu, ngi vengu zita, l'annu chi bene, nu bellu maritu .E si stesseme cchiù bicinu, nge venésseme ognu matina e siccome stamu luntanu, ngi verimu na vot'a l'annu e si nu' nge verìmu r' visu, nge verìmu mparavìsu” (Statti bene, Madonna mia, s'è fatto giorno e dobbiamo partire. Statti bene, Madonna mia, l'anno che viene torniamo a venire. Se ci vengo, ci torno sola, l'anno che viene, con un bel ragazzo. Se ci torno, ci vengo zitella, l'anno che viene, con un bel marito. Se noi fossimo più vicino, ci vedremmo tutte le mattine ma siccome stiamo lontano, ci vediamo una volta l'anno e se non ci vediamo diviso, ci vedremo in Paradiso)

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