Il regista di "Cipria - Il film della vostra vita", Giovanni Piperno, arriva ad Avellino per incontrare il pubblico del Multisala Partenio Avellino e per presentare il suo nuovo documentario, mostrato in anteprima al Torino Film Festival. Un grande lavoro di recupero, svolto insieme ad Anna Villari, basato su materiali d’archivio e racconti scritti per un concorso del 1941, con la voce narrante di Lucia Mascino.
Un racconto di storie "sospese" di donne di ottanta anni fa, quando la guerra irruppe all'improvviso nella vita delle persone e del nostro Paese. L’appuntamento è per giovedì 16 marzo alle ore 20:30 con lo Zia Lidia Social Club e i suoi nipotini e nipotine. Presente in sala il regista Giovanni Piperno e lo storico del cinema Paolo Speranza, che introdurrà il film.
"Cipria" (Italia 2021, durata 60'), con Ottavia Bianchi, Lucia Mascino (voce), Marco Cavalcoli (voce), prodotto da Luce Cinecittà, è ambientato appunto nel 1941, quando l’Italia era in guerra ma il regime tendeva a rassicurare su una vittoria vicina e c'era tempo ancora per innamorarsi dei divi del cinema. La casa cosmetica del nobile dandy, Giuseppe Visconti di Modrone, padre di Luchino, aveva per "giocattolino" una casa di cosmetici. Un mito, in realtà, il fiore all’occhiello di Milano che divenne la "Capitale del Profumo".
Questo nobile "essenziere", oltre la passione delle fragranze, coltivava illustri amicizie, come quella con D’Annunzio. Nel 1941, l’imprenditore milanese, chiese al celebre pubblicitario Dino Villari (lo stesso che ideò il concorso Miss Italia), di preparare una campagna promozionale per la "Velveris, velo di primavera", la nuova uscita della sua azienda. Una cipria, che si affiancava ai prodotti da toletta simbolo, "Carlo Erba", "Acqua di Selva" e "Giacinto innamorato" (nome trovato dall’amico D’Annunzio), le cui delicate boccettine, faceva fabbricare da Salviati a Venezia.
Villari, che era un genio del marketing, ingaggiò lo sceneggiatore Cesare Zavattini, e insieme lanciarono il concorso "Il film della vostra vita". Ancora una volta, il neorealismo di Zavattini trovava la sua forma espressiva più appropriata: una gara a premi. A cui potevano partecipare anche gli ultimi, la gente del popolo. Aspiranti attori di un copione che è spesso, fatica, miseria, coraggio."Un italiano fantasioso dal cuore di carciofo, che ha infuso nel cinema del suo tempo un soffio di umanità senza precedenti", lo definiva così Gabriel García Márquez, che frequentò Zavattini solo pochi mesi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Ma ne colse perfettamente "l’essenza", quel suo inconfondibile profumo di originalità.
Non ci fu neppure bisogno di andarle a cercare casa per casa, le partecipanti al concorso, arrivarono alla spicciolata. La macchina pubblicitaria su giornali e radio lavorò a pieno ritmo. Si invitava le donne a mandare la storia della loro vita al giornale torinese "l’Illustrazione del Popolo". Le più belle sarebbero state pubblicate e radio sceneggiate. Mentre un’illustre giuria, presieduta da Luchino Visconti, Vittorio De Sica, la scrittrice italo-cubana Alba De Cespedes e lo stesso Zavattini, avrebbe valuto le meritevoli di un premio in denaro e, soprattutto, quella che sarebbe diventa un film.
In questo modo si cercava anche di rilanciare il cinema italiano in quanto, nonostante il periodo bellico, gli italiani si sentivano al sicuro e avevano il tempo per andare al cinema, ascoltare le riviste radiofoniche e sognare Cinecittà. Il concorso fu un successo, centinaia di racconti giunsero nella redazione e la giuria per mesi si riunì per scegliere e proclamare le vincitrici. Vennero individuate tre storie e venne scelta anche la casa di produzione. Tutto, però, si fermò bruscamente, quando la guerra iniziò a rivelarsi peggiore di quel era stato propagandando. Nell'Italia martoriata dai bombardamenti, aumentarono gli scioperi e dilagò la fame. Era finito il tempo per sognare adesso nelle vite degli italiani era arrivata la paura e la sofferenza, ma restavano le storie di queste donne, tutte ancora vive, e finalmente il film sulle loro vite fu girato.
"Cipria", come un qualcosa di impalpabile, etereo, evanescente, come una patina, avvolge tutto il film, in un montaggio che rievoca il sogno. Sospeso, inafferrabile, tra la guerra e la felicità strappata. Mostra anche scene di "La via del petrolio" di Bernardo Bertolucci. Si mescolano i racconti: di Maria, impiegata nubile che lascia la campagna a cui è destinata, per cercare la sua strada in un’officina di città. La sua vita diventa anche mondana tra serate e amiche: "Una di loro mi ha insegnato a guardare negli occhi gli indecisi per convincerli a invitarmi a ballare e non rimanere nel terrore di fare solo il pezzo di tappezzeria".
Poi la storia di Donata, che su un treno, ha sentito il signore davanti parlare di un posto di lavoro nelle Filippine per una coppia sposata. E ha pensato di chiedergli di sposarlo. E quella di Zefferina, la più piccola danzatrice del circo. Figlia di uno stupro, che non ha padre finché la madre non incontra un clown alla fiera del paese. Accompagnano queste storie, raffinate musiche originali del gruppo finlandese electro jazz "RinneRadio", unite alle canzoni dell'epoca, tra cui si possono riconoscere le voci del Trio Lescano o Achille Togliani.
Giovedì 16 marzo 2023, alle ore 20:30 al cinema Partenio, nuovo e imperdibile appuntamento per il ciclo "La voce dell'Autore" con Zia Lidia Social Club. Sarà presente il regista Giovanni Piperno di "Cipria", un documentario che recupera storie "sospese" di donne di ottanta anni fa, quando la guerra all'improvviso cambiò la vita di tutti gli italiani
GIO
dalle 20:30
Biglietto per i soci 5 euro/ per tutti 7 euro
Avellino
Piazza del Popolo, 1, 83100 Avellino AV, Italia
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