Questo itinerario permette di unire l’apprendimento di tematiche storiche, geografiche e scientifiche in un contesto naturale straordinario. Coinvolgente verso la conoscenza delle produzioni locali e delle dinamiche ambientali, con Laboratorio didattico a scelta, sul gusto o scientifico.
L’Abbazia del Goleto, con il monastero benedettino, e Rocca San Felice, come fortezza medievale, sono due esempi di come l'umanità abbia interagito con l'ambiente circostante durante il Medioevo, sia dal punto di vista religioso che difensivo. Entrambi rappresentano risposte architettoniche e sociali alle necessità del periodo, in cui la protezione e la spiritualità erano strettamente legate al paesaggio naturale.
Se Rocca San Felice e l’Abbazia del Goleto sono esempi di interazione storica tra uomo e territorio, la Mefite di Ansanto introduce un fenomeno geologico di grande impatto. La presenza dell’attività geotermica e la presenza di gas sulfurei, sono il risultato di un’attività vulcanica che ha modellato il paesaggio. Qui l’uomo ha dovuto adattarsi alle peculiarità del terreno, creando una riflessione sulla relazione tra attività geologiche naturali e le necessità dell’uomo anche nella produzione del Carmasciano.
La visita all’Abbazia del Goleto e a Rocca San Felice sarà un'esperienza indimenticabile.
L'Abbazia del Goleto è un complesso religioso situato tra Sant'Angelo dei Lombardi e Rocca San Felice, in Contrada San Guglielmo.
Fu costruita per volere di San Guglielmo da Vercelli nel 1133, il quale la destinò a una comunità religiosa di monaci e monache, la cui autorità massima era individuata nel ruolo della badessa. Grazie all’attività amministrativa e al servizio liturgico operato dai monaci, nonché all’operosità delle badesse che si sono succedute, il complesso monastico crebbe, arricchendosi di terreni e opere d’arte. Dopo una fase di declino, l'Abbazia fu annessa ai possedimenti di Montevergine e ristrutturata a seguito del terremoto del 1732: fu in quest'occasione che venne costruita la Chiesa Grande, opera del celebre Domenico Antonio Vaccaro. A seguito dell'eversione degli ordini monastici nel 1807, l'intera struttura subì un nuovo periodo di decadenza, durato fino alla seconda metà del Novecento, quando, grazie all'impegno di Padre Lucio Maria De Marino e dei Piccoli Fratelli di Charles De Foucauld, il sito riuscì a recuperare la grandiosità di un tempo.
L’intero impianto, in origine, aveva come fulcro la primitiva Chiesa del Santissimo Salvatore, intorno a cui si svilupparono: due monasteri, maschile e femminile; due edifici religiosi, dette "Chiesa Superiore" e "Chiesa Inferiore"; due chiostri, un casale e il piccolo cimitero delle monache. Ancora oggi, in un intreccio di stile romanico e gotico, si possono ammirare le tracce profonde dell’arte nei diversi livelli della costruzione, al cui centro vi sono due ambienti medievali sovrapposti. Il primo corrisponde alla Chiesa Inferiore, risale al 1200 ed è espressione dello stile romanico: essa conserva una porta che segna il passaggio all’arte gotica e quindi l’ingresso all’area in cui si trovano solo i resti dell'edificio religioso dedicato al Santissimo Salvatore. Il secondo, invece, è la Chiesa di San Luca e rappresenta la Chiesa Superiore, vero gioiello del complesso conventuale: fu realizzata nel 1255 per volere della badessa Marina II, come testimoniato nell’incisone posta sul portale d’ingresso. Ciò che resta del corredo che ornava la chiesa è sufficiente a testimoniare che la diversità delle arti utilizzate hanno reso un’incredibile e armoniosa unicità a uno dei monumenti più preziosi dell’Irpinia. Dei dipinti che affrescavano gli ambienti, restano solo due medaglioni raffiguranti le badesse Scolastica e Marina e qualche tratto delle vita di San Guglielmo. Tra le altre opere d'arte custodite, spiccano i pregevoli due altari, uno in marmo e l’altro costituito da una lastra in pietra, sostenuta da colonnine con eleganti capitelli e basamenti diversi tra loro. Sebbene il passare del tempo abbia lasciato segni importanti sulla struttura del complesso monumentale, il contesto mistico ed evocativo contribuisce a preservare, immutato, il fascino dell’Abbazia del Goleto.
Dal Goleto il viaggio prosegue nella vicina Rocca San Felice.
“È de l'Italia in mezzo e de' suoi monti una famosa valle, che d'Amsanto si dice. Ha quinci e quindi oscure selve, e tra le selve un fiume che per gran sassi rumoreggia e cade, e sì rode le ripe e le scoscende, che fa spelonca orribile e vorago, onde spira Acheronte, e Dite esala. In questa buca l'odïoso nume de la crudele e spaventosa Erinne gittossi, e dismorbò l'aura di sopra.”
Virgilio, Eneide - VII - vv. 563-571
Nella Valle d’Ansanto, a Rocca San Felice, cuore dell’antica Irpinia, e ombelico dell’Italia “hunc locum umbilicum Italiae chorographi dicunt” (i coreografi chiamano questo posto il centro dell'Italia), come affermava Virgilio nel libro VII dell’Eneide, tra la Campania e la Puglia, sorge un piccolo lago che ribolle di vapori sulfurei che rendono l’aria irrespirabile “et habet aquas sulphureas, ideo graviores, quia ambitur silvis”( e ha acque sulfuree, quindi più pesanti, perché è circondata da foreste).
Questo luogo, già sacro per i popoli Osci e Sanniti, era dedicato alla dea Mefite, divinità italica legata al culto delle acque e alla fecondità della terra e degli esseri umani. Per la dea madre Mefite venne costruito un santuario sulle ripe sovrastanti l’area sulfurea della Valle d’Ansanto, come testimoniano alcuni resti di strutture murarie, ancora parzialmente affioranti in superficie e gli schizzi e gli appunti di scavo raccolti alla fine degli anni ’50 da mons. Nicola Gambino. In età romana Mefite perse il suo ruolo di dea madre e venne considerata una dea malefica, legata al mondo dei morti, del sotterraneo e degli inferi. Il laghetto sulfureo venne identificato come il luogo di passaggio dalla terra agli inferi: “Ideo autem ibi aditus esse dicitur inferorum” ( “Ecco perché si dice che sia l’ingresso degli inferi.”)… L’ingresso di quell’inferno che Dante percorrerà in compagnia di Virgilio e descriverà in tutti i suoi gironi.
La Mefite ed il suo mondo oscuro e malefico vennero tramandati non solo da racconti, favole, storie e leggende ma anche dalla mitologia romana con la storia di Plutone e Proserpina. Infatti si racconta che il dio dei morti, venne fuori proprio dal laghetto della valle dell’Ansanto per rapire Proserpina e farla poi sua sposa.
A partire dal I secolo a.C. scrittori come Cicerone nel De Div. I, XXXVI, Plinio in Nat. Hist., II, XCV, Varrone e Virgilio vennero coinvolti dal fascino oscuro della Mefite, alcuni solo per interesse geografico e naturalistico, altri per l’aspetto cultuale e religioso del sito. Nel I secolo d. C. Seneca, Claudiano e S. Agostino citavano le Ampsanti valles in alcune opere, e questi scritti insieme ad importanti reperti ritrovati come il Satiro in bronzo, iscrizioni, torce, monete, fanno supporre un incremento dell’attività cultuale della Mefite pur in quella età di grandi cambiamenti religiosi.
A tal proposito si tramanda che nel III secolo d.C. San Felice da Nola, nella sua missione di evangelizzazione giunse nei luoghi della Mefite e convertì gli abitanti alla fede cristiana. Gli adepti, per distruggere l’idolatria, rasero al suolo il tempio dedicato a Mefite. Al suo posto sorse la chiesa di S. Felicita e dei suoi sette figli martiri, una grande madre cristiana che sostituiva la grande madre pagana.
La ricerca archeologica nell’area della Mefite ebbe inizio nel XVIII secolo con l’arciprete di Rocca San Felice Vincenzo Maria Santoli che, oltre a conservare i reperti emersi dallo scavo, raccolse le sue osservazioni sul fenomeno naturale in un volume stampato a Napoli nel 1795. Una sistematica campagna di indagine venne coordinata tra il 1950 ed il 1960 dal prof. Oscar Onorato.
Gli scavi hanno portato alla scoperta del deposito votivo ubicato proprio ai margini del laghetto vulcanico, asciutto d’estate e ribollente d’inverno. L’imponente mole di materiali allora recuperata è attualmente conservata nella sala V del Museo Irpino di Avellino. Numerose le statuette fittili raffiguranti diverse divinità, tra cui Eracle, Afrodite, Eros, Atena, Era in trono, Artemide e offerenti con cinghialetto o con patere, figure muliebri con bambini o guerriero italici con corazza anatomica. Il rinvenimento più importante è costituito dal gruppo di sculture lignee a figura umana a forma di erme o pseudoerme.
Le campagne di scavo condotte negli anni Settanta da Ivan Rainini nell’ambito dell’attività della Soprintendenza Archeologica di Salerno hanno poi portato all'individuazione, sulle pendici nord-occidentali della collina di Santa Felicita, di una cospicua parte del santuario riferibile alla prima metà del I secolo a.C.
Durante gli scavi che si sono succeduti sono state ritrovate diverse migliaia di monete databili dal IV secolo A.C. al XIX secolo d.C., un vero e proprio forziere di monete che raccontano come il culto della Mefite sia stato presente nella cultura meridionale per circa tre millenni.
Ancora oggi, quest’area pianeggiante e assai arida conserva un fascino tanto suggestivo: continua a sprigionare il tipico odore acre e deciso delle esalazioni gassose, che provocano il ribollire rumoroso delle acque, simile al fenomeno del vulcanismo. Questo fenomeno geologico fa del Geosito della Mefite un luogo unico, le cui emissioni condizionano le vegetazioni nell’ampio raggio dei 3 km, area in cui le specie botaniche che riescono a sopravvivere sono erbe foraggere e fieni che conferiscono al latte e quindi al formaggio, Pecorino di Carmasciano, un aroma unico, leggermente sulfureo e speziato.
Le caratteristiche principali
- Tipo di latte: latte crudo intero di pecora bagnolese, una razza autoctona.
- Pasta: dura, compatta, leggermente occhiata.
- Crosta: giallo-ocra, a volte trattata con olio d'oliva.
- Stagionatura: da un minimo di 3 mesi fino a oltre 18 mesi (più stagiona, più diventa pregiato e saporito).
Il Carmasciano è riconosciuto come Presidio Slow Food, a testimonianza del suo valore culturale, ambientale e gastronomico. È prodotto solo da pochissimi casari artigiani, in quantità limitata.
Durata: Intera giornata
Mattina: Alla scoperta del medioevo
Ore 9:00 - Arrivo all’Abbazia del Goleto
- Visita Chiesa superiore e Chiesa Inferiore e Chiostro
Ore 11.30 - Accoglienza e introduzione storico-geografica con guida locale a Rocca San Felice
● Visita borgo medievale e Torre Normanna tra storia, natura e leggende
Pranzo tipico irpino (area attrezzata o agriturismo locale)
Pomeriggio: Verso la conoscenza della natura e del gusto del Carmasciano
Ore 14.30 - Escursione guidata alla Mefite “porta degli inferi”
- Introduzione al fenomeno geologico: emissioni sulfuree e paesaggio "infernale"
- Mitologia e religione:
- Il culto della dea Mefite
- Riferimenti a Virgilio e all’Eneide
- Il culto della dea Mefite
- Geologia e scienze naturali:
- Studio delle fumarole, dell’ambiente acido, e del suolo vulcanico
- Analisi dell'ecosistema unico attorno alla Mefite
- Studio delle fumarole, dell’ambiente acido, e del suolo vulcanico
Ore 16.30 - Visita a un’azienda agricola o caseificio
- Dimostrazione della lavorazione del pecorino Carmasciano
Spiegazione didattica:
- Origine del Carmasciano
- L’influenza della Mefite sul pascolo e sul sapore del formaggio
- Origine del Carmasciano
- Incontro con allevatori e produttori
Ore 19.00 - Partenza e rientro
Laboratorio didattico (a scelta)
- Laboratorio del gusto: assaggio guidato dei formaggi
- Laboratorio artistico: disegno o racconto breve ispirato al paesaggio
- Laboratorio scientifico: analisi del suolo vulcanico raccolto
Obiettivi didattici
- Esplorare le dinamiche storiche e culturali che hanno influenzato la costruzione e l’uso di questi luoghi.
- Stimolare l’osservazione attiva del territorio
- Conoscenza delle produzioni locali e delle dinamiche ambientali
- Analizzare i fenomeni naturali come la Mefite di Ansanto dal punto di vista scientifico e capire il loro impatto sull’ambiente e sulla vita quotidiana delle persone.
Consigli
- Abbigliamento comodo e scarpe da trekking leggero
- Taccuino o scheda per appunti e schizzi
- Acqua e cappellino per il sole
Abbazia del Goleto
Living stone tells the story of a town, among the most beautiful in Irpinia, to which restoration works have given back the ancient splendour
Rocca San Felice
One of the most beautiful villages in Irpinia, which perfectly preserves the medieval architecture of the splendid fortress of the castle, that dominates the whole town from above, the D'Ansanto Valley and the mystery of Mefite. Land of stories and flavours of excellence
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