Avellino, ritorna "Visioni" con "Un bel mattino"

Prende il via la XXXIII Rassegna del Cinema d'autore "Visioni" promossa dall'associazione CentroDonna, in collaborazione con Quaderni di CinemaSud. Presso il Cinema Partenio di Avellino, Mercoledì 8 marzo 2023, il primo appuntamento in concomitanza con la Giornata internazionale della donna. Sarà proiettato il film "Un bel mattino", diretto dalla regista francese Mia Hansen-Løve, "un film semplice e disarmante sulla vita, nient'altro che la vita", un tributo a tutte le donne celebrando la storia commovente e profondamente vera di una donna divisa tra impegni familiari, un amore che si spegne e l'inizio di un nuovo amore.

Il titolo sembra banale ma pochi sanno che cita l’omonima poesia di Jacques Prévert: "Non aveva paura di nessuno/ non aveva paura di niente/ ma un mattino, un bel mattino/ crede di vedere qualcosa/ ma dice: non è niente./ E aveva ragione/ con la sola ragione senza dubbio/ non era niente".

"Un beau matin" è un film semplice che racconta la brutalità dell'esistenza, allo stesso tempo semplice e complessa, che sa tenere insieme tante cose, anche l’amore e il dolore. Il film è, soprattutto, un racconto di assenze e presenze che si intrecciano, senza arrivare ad una risoluzione, a una chiusura netta. È questa la sua forza. Il film ha ottenuto 1 candidatura agli European Film Awards, in Italia al Box Office ha incassato nelle prime 6 settimane di programmazione 152 mila euro e 41,8 mila euro nel primo weekend.

Regia di Mia Hansen-Løve. Un film con Léa Seydoux, Pascal Greggory, Melvil Poupaud, Nicole Garcia, Camille Leban Martins. Titolo originale: "Un beau matin". Titolo internazionale: "One Fine Morning". Genere Drammatico, Francia 2022, durata 112 minuti. Uscito al cinema giovedì 12 gennaio 2023 e distribuito da Teodora Film. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13. Mia Hansen-Løve concepisce la storia coraggiosamente, servendosi di un riferimento privato e doloroso, il ricordo del padre malato.

Cosa Aspettarsi

Il film ci proietta la storia di persone semplici, comuni, con problemi concreti, non le solite sviolinate strappalacrime sui malati terminali. Non è gente ricca, il padre ha perso la vista e la memoria e le case di riposo private hanno rette da 5mila euro in su. Così inizia per loro un calvario tra le strutture pubbliche, tra ricoveri temporanei e lunghi parcheggi al pronto soccorso, lo stesso percorso desolante di tante altre persone normali in tutto il mondo. 

L’umanità e l'empatia caratterizza tutti i personaggi del film: non c’è giudizio nello sguardo di Hansen-Løve, quanto invece una "benevolenza quieta" verso chi cerca, nelle difficoltà, un modo semplice di essere felici, coraggiosi, sinceri, responsabili. In "Un beau matin" si sorride e ci si commuove con pudore, quasi a voler condividere con dignità la storia raccontata sullo schermo, è impressionante la precisione dei gesti nei momenti di silenziosa sofferenza, che siano l’urgenza dei ricoveri o la dolente lentezza con cui si sceglie di svuotare la casa di chi si ama e che presto non ci sarà più.

Trama del film

"Un bel mattino", difatti, racconta il presente di una donna che viaggia nel passato della sua famiglia, attraverso gli oggetti della casa del padre. Sandra (Léa Seydoux), madre single con i capelli corti, un lavoro come interprete di incontri politici e finanziari di alto livello, da anni tutta concentrata a badare la figlia di 8 anni e a superare la morte del compagno, oltre a occuparsi del padre Georg (uno struggente Pascal Greggory), colpito da una malattia neurodegenerativa, la sindrome di Benson. 

L’amore per il padre pian piano si spegne, ma non per incomprensioni o fratture insanabili, perché nel suo cuore si fa posto il dolore. Il sentimento che unisce Sandra a suo padre, uomo di vasta cultura, un professore di filosofia sadicamente colpito dalla vita proprio nel punto di massima vulnerabilità, è solido e tale resta per tutto il corso del film. A cambiare sono le circostanze. La malattia degenerativa sottrae vitalità alla mente dell’uomo, forza al suo respiro interiore, lucidità allo sguardo. Sandra accudisce amorevolmente il padre, ricerca affannosamente un posto dove ci si possa prendere cura di lui, che si allontana fisicamente ogni giorno che passa.

E poi accade qualcosa: mentre Sandra sta per perdere suo padre, che è ancora vivo ma è come se non ci fosse più, l’incontro con un vecchio amico, Clément, le scombussola l'esistenza, un astrofisico (anzi, un "cosmo-chimico", come si autodefinisce in più di un’occasione) le risveglia il cuore e il corpo. L’uomo, in perenne trasferta lavorativa e crisi matrimoniale, le riaccenderà un interruttore troppo a lungo spento portandole, con i dolori dei sentimenti, anche una nuova ragione di vita.

Ma quel nuovo sentimento, improvviso, si scontra con la realtà e la malattia del padre, che vive solo e ha bisogno di cure costanti. Per gestire l'irreversibile demenza del genitore, comincia per Sandra e la sua famiglia la dolorosa ricerca di un "ricovero". Tra una vita che si spegne e un amore che inizia, Sandra approfitta di quegli ultimi momenti di complicità col padre e cerca di costruirsi un nuovo inizio.