Continua l'appuntamento con il Gruppo di Lettura dedicato ai ragazzi dai 13 anni organizzato dalla Biblioteca Provinciale Capone di Avellino. 

In occasione della Giornata della Memoria, il gruppo di lettura si incontrerà venerdì 26 gennaio alle ore 17:00 in Sezione Ragazzi per una lettura condivisa dell’albo illustrato intitolato “Il volo di Sara”.

Un’occasione per leggere e riflettere insieme su quanto accaduto e su quanto accade oggi. 

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. (Primo Levi)

Il volo di Sara è uno dei più bei libri sull’olocausto per bambini, un libro che in punta di piedi ti entra nel cuore e ti trafigge perché hai voglia di abbracciarla, di scaldarla, di darle una tazza di latte caldo con i biscotti, di regalarle qualche attimo di serenità anche senza dirle che andrà tutto bene, perché sai che non è così.

Il volo di Sara da voce ad un pettirosso, è lui che racconta la storia breve e struggente di questa dolce bambina che arriva al campo di concentramento con un delizioso vestitino azzurro di lana, cucito dalla sua mamma e un fiocco azzurro intonato sulla testa, che cinge i suoi bellissimi capelli neri. Neanche il tempo di farsi notare dalla bambina che questa viene strappata dalla mano di sua madre, inutile ogni urlo e ogni protesta. Lei non vedrà più la sua mamma.

Il pettirosso decide di prendersi cura di lei, di essere per lei mamma, compagnia, accudimento. Raccoglie per lei tutte le briciole di pane che trova, le bucce di patate, qualunque cosa che possa servire al sostentamento di Sara, che diventa sempre più debole ed esile.

Il pettirosso si prende cura di Sara anche di notte, facendole compagnia nel suo giaciglio e cinguettando per lei finché la piccola non si addormenta.

Una sofferenza quella di Sara che ci arriva dritta dalle parole del pettirosso, che ci turba perché ci fa sentire impotenti, perché capovolge tutti gli schemi mentali cui siamo abituati: non siamo noi umani a lasciare le briciole per i pettirossi affamati? Eppure nei campi di concentramento, dove l’uomo non è più uomo, ma bestia che si accanisce contro i suoi simili, l’uomo che ne subisce i soprusi non è più uomo, ma creatura fragile, addirittura più fragile di un pettirosso.

Il pettirosso, deciso a salvarla in ogni modo, dona a Sara le sue ali perché possa librarsi libera nel cielo. E dopo di lui, altri uccelli fanno lo stesso con i bambini in fila in attesa della morte… uno ad uno gli uccelli donano le ali ai piccoli ebrei destinati alla morte facendoli vibrare nel cielo finalmente liberi.

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