Il tour risulta perfetto per completare un programma scolastico di qualità che abbia tra le sue finalità anche la conoscenza del territorio. Gli studenti avranno la possibilità di effettuare un vero e proprio “viaggio nel tempo” che consentirà loro di immergersi nella storia e negli elementi caratterizzanti il territorio, che contribuiranno a rendere stimolante la visita in questa parte di Irpinia.

Il programma della giornata prevede come prima tappa la visita al parco archeologico di Aeclanum in località Passo di Mirabella, dove gli studenti, terminata la visita, potranno fermarsi per un pranzo a sacco prima di procedere alla seconda parte del tour.

Lasciato il sito archeologico, si raggiunge il Comune di Bonito che costituisce la seconda tappa del tour dove si potrà visitare “Il Museo delle cose perdute”, che conserva anche alcuni importanti reperti provenienti proprio da Aeclanum, la Cappella della Mummia di Vincenzo Camusso, il Castello e la via con i Murales.Il Comune di Bonito è posto a soli 7 km di distanza dal parco archeologico percorribili in circa 10 min.

 

La Storia del Parco Archeologico Antica Città di Aeclanum

Il sito archeologico di Aeclanum racconta la storia dell'antica città fondata alla fine del III secolo a.C. ed è testimone della forza e dell’importanza del popolo irpino che nell'89 a.C. durante la Guerra Sociale non si arrese subito al potere di Roma tant’è che per distruggerlo fu inviato Silla, il più feroce condottiero dell’epoca.

Aeclanum situata nella valle del Calore fu uno dei più importanti centri sannitici e poi romani dell'Irpinia, in particolare dal periodo imperiale. In età romana, quando era accessibile solo dalla Via Appia, la città di Aeclanum, aveva la forma di un corimbo ed un'estensione di 18 ettari, era difesa da una cinta muraria lunga 1820 m e costruita in opus reticulatum a prismi di travertino e di arenarie compatte che sostituì quella lignea distrutta da Silla nella guerra sociale. Le mura si ergevano per oltre 10 m ed erano interrotte da almeno tre porte delimitate ai lati da torri quadrate (turres), di oltre 5 m per lato, mentre ogni 20 m erano presenti torri più piccole (hemiturres), di 2,5 m per lato, che non superavano in altezza, come le più grandi, le cortine murali (perciò definite turres aequae qum moiro, cioè "torri alte quanto il muro). Attraverso la porta occidentale entrava in Aeclanum la via Appia proveniente da Benevento, e ne usciva attraverso la porta orientale.  

L’area fu abitata da diverse popolazioni Osche e Sannitiche, tra queste ultime in particolare fu però la tribù degli Irpini a essere principalmente legata alla città. In seguito alla sconfitta subita ad opera dei romani, Aeclanum fu saccheggiata e occupata per volere di Silla a scopo dimostrativo perché non si era arresa spontaneamente ai romani ma anche per convincere le altre città irpine ancora insorte a deporre le armi. Dopo la guerra sociale, nell’87 a.C. la città si espanse diventando un municipium e i suoi abitanti acquisirono il diritto di voto e il riconoscimento come cittadini romani.

La città fu dunque ricostruita e si arricchì di monumenti, come dimostrano i resti archeologici. Acquisì importanza soprattutto grazie al fitto sistema di collegamenti stradali: la via Appia, la via Aurelia Aeclanensis che procedeva in direzione di Herdonia (l’attuale Ordona) e la via Aemilia in Hirpinis che la collegava a Aequum Tuticum.

Nel II secolo d.C. con l’imperatore Adriano, la città divenne una colonia con il nome di Aelia Augusta Aeclanum, e questa trasformazione coincise   ancora una volta con un rinnovamento dal punto di vista edilizio.

Nel 369 d.C. un violento sisma colpì Aeclanum con conseguenze disastrose: in un'epigrafe Umbonio Mannachio, di rango senatorio, è definito "fabbricatore ex maxima parte etiam civitatis nostrae". Più tardi, nel 410 d.C., il passaggio di Alarico e dei Visigoti dalla Campania all'Apulia arrecò ingenti danni alla città. Fu coinvolta nelle guerre tra i Goti e i Bizantini nel VI secolo d.C., finché l'arrivo dei Longobardi (570 d.C.) ed il transito dell'imperatore Costante II di Bisanzio, diretto all'assedio della longobarda Benevento, soffocarono sotto un velo di distruzione le ultime tracce del passato romano.

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Gli edifici ed i monumenti presenti da visitare.

La Domus di tipo Pompeiano, del I secolo a.C., è situata ai lati di una strada basolata ed è caratterizzata da un peristilio sostenuto da colonne in laterizio, originariamente coperte di stucco. Alla stessa abitazione appartenevano anche altri ambienti, con funzione di rappresentanza.  Nel corso del tempo la domus perse la funzione di abitazione privata e fu utilizzata per ospitare delle botteghe artigiane. Il rinvenimento durante le fasi di scavo di una grande quantità di scorie di vetro ha fatto supporre probabilmente che i locali fossero stati adattati alla lavorazione e alla produzione di vetro

 
 

Il macellum (mercato coperto), posto probabilmente nelle vicinanze del foro, presenta una piazzetta centrale rotonda ed una vasca che forse era adornata da un zampillo che sicuramente era una fontana utile per innaffiare i prodotti per mantenerli freschi, ma soprattutto per ripulire la piazza a mercato concluso come usava a Roma per ogni macellum.

 
 

Il mercato era naturalmente coperto come si usava nelle città romanizzate. L'opera era in laterizio e ricoperta in pietra locale, travertino bianco e marmi. Quel che invece non era frequente per i romani è la pianta circolare del mercato, che troviamo solo, oltre che ad Aeclanum, al Alba Fucens in Abruzzo e a Ordona in Puglia. La la tholus macelli è costituita da alcuni pilastri in opus vittatum e la pavimentazione, in pietra locale, è arricchita da inserti di marmo. In questa zona sono state rinvenute tracce della decorazione pavimentale delle tabernae, ovvero le antiche botteghe che si trovavano intorno all’area del mercato la cui struttura originaria era caratterizzata da un porticato.

Il complesso termale di età adrianea, costruito in opus mixtum, sorge nel settore nord-ovest della città, su una breve altura. Probabilmente la sua creazione deve essere messa in relazione con la creazione della colonia di Aeclanum da parte dell'imperatore Adriano nel II secolo. Le strutture sono preservate per altezze notevoli, in qualche caso fino all'attaccatura delle volte. Trattasi di una struttura articolata su due livelli. Il primo, che ospita ambienti destinati esclusivamente ai bagni, il secondo dove venivano praticate altre attività come i massaggi, la musica ecc. Il complesso è scavato in massima parte e sono individuabili gli ambienti caldi che al momento dello scavo avevano il pavimento realizzato su delle suspensurae, e gli ambienti freddi. Probabilmente il lato nord doveva essere situato in uno spazio aperto, mentre il lato sud si affacciava su un belvedere, che dava sul fiume Calore. Nell'area delle terme fu rinvenuta una statua marmorea raffigurante Niobide, copia romana dell'originale greco del III secolo a.C. e un frammento di statua di Arpocrate, datata al II secolo d.C, nome grecizzato del dio egiziano 'Oro, il fanciullo', rappresentato con forme paffute, chiome inanellate e lunghe ed il corno dell'abbondanza sulla fronte, la testa di Arpocrate, nome grecizzato del dio egiziano 'Oro, il fanciullo', rappresentato con forme paffute, chiome inanellate e lunghe ed il corno dell'abbondanza sulla fronte datata al II secolo d.C,. Entrambi i reperti sono esposti in una sala del Museo Irpino insieme a numerosi altri reperti provenienti da Aeclanum.

 
 

La basilica Paleocristiana costruita alla fine del IV secolo d.C. all’interno delle mura, rivela l’ormai consolidata presenza del cristianesimo. La pianta è a croce greca, divisa in tre navate con pavimento a mosaico. È probabile che la struttura originariamente avesse all’esterno un nartece che però non si è conservato. La basilica ospitava al suo interno un fonte battesimale con scalini per il rito ad immersione. Sotto alla basilica fu, inoltre scoperto, un ambiente con quattro otri giganti per conservare le provviste alimentari.

 
 

Dopo che Silla ebbe fatto incendiare le Mura lignee della città, con l'avvento romano fu innanzitutto commissionata l’opera di ricostruzione della cinta muraria; opera onerosa alla  cui realizzazione contribui economicamente, nella sua dignità di “patronus”, Caio Quinzio Valgo, suocero di P. Sevilius Rullus, tribuno della plebe, uno degli uomini più ricchi del momento, capoparte sillano e proprietario di vasti latifondi in Irpinia, come riporta Cicerone, il quale anche a Pompei aveva voluto elargire in pubbliche munificenze parte delle sue acquisite ricchezze.
Egli è ricordato da Cicerone nell'orazione contro la sua legge agraria, con la quale mette in evidenza gli sconfinati possedimenti di cui si appropriò presso Cassino ed in Irpinia, approfittando del caos politico durante la guerra tra Mario e Silla, divenendo così il più grande proprietario terriero dei Sillani.
La cinta muraria romana, alta circa 10 metri, fu realizzata in muri a sacco, rivestiti in opus reticulatum composto da prismi di travertino e alcuni di pietra serena, ed abbracciava un’area di circa 18 ettari che si estendeva verso sud, a delimitare un pianoro di forma triangolare.
. Le mura si ergevano per oltre 10 m ed erano interrotte da almeno tre porte delimitate ai lati da torri quadrate (turres), di oltre 5 m per lato, mentre ogni 20 m erano presenti torri più piccole (hemiturres), di 2,5 m per lato, che non superavano in altezza, come le più grandi, le cortine murali (perciò definite turres aequae qum moiro, cioè "torri alte quanto il muro). Le mura avevano almeno tre porte fiancheggiate da torri quadrate, e ogni 20 m si ergeva una torre di guardia più piccola.

 

Dal 29 luglio 2024, l’antica Città di Aeclanum ha accresciuto il suo valore storico e culturale grazie al riconoscimento UNESCO che ha inserito la Via Appia Regina Viarum nel prestigioso elenco dei beni patrimonio dell’umanità.

L’antico tracciato è visitabile e rientra nella “core zone” sotto la diretta sorveglianza della SABAP Salerno e Avellino che è responsabile della tutela e valorizzazione dei beni archeologici e paesaggistici del territorio, compreso Aeclanum.   

La designazione UNESCO conferisce ad Aeclanum, e all'intero tracciato dell'Appia, uno status di eccezionale valore universale per l'umanità oltre a rappresentare una grande opportunità per l'Irpinia e per Aeclanum di valorizzare il suo straordinario patrimonio archeologico, culturale e paesaggistico. 

Il sito è il 60° bene italiano riconosciuto dall’UNESCO.

 

 

Bonito, tra street-art e leggende.

Terminata la visita di Aeclanum, il tour prosegue in direzione del piccolo borgo collinare situato tra le valli del Calore e dell’Ufita e a soli 10 min. circa di percorrenza su strada dal sito archeologico di Aeclanum.

Di origine medievale, Bonito sorge durante il medioevo in un territorio anticamente noto per la sua fertilità. A testimoniare il suo passato medievale c’è il castello longobardo, a pianta quadrata, del quale rimangono quattro torri cilindriche e il ponte elevatore in legno.

Pare che però le sue origini siano ancora più remote. Questo è confermato dalla presenza dei ruderi di antiche terme, rinvenuti nei pressi di una sorgente di acqua minerale, detta Vetecala o Veticale, in località Marroni, nei pressi del paese.

È il paese natale di Salvatore Ferragamo, a cui sono dedicate alcune delle opere di street art che dal 2011 colorano gli edifici del borgo.

I Murales di Bonito sono un vero e proprio museo a cielo aperto di street art, realizzati su intuizione dell’associazione culturale Collettivo BOCA che hanno riqualificato il borgo donandogli nuova linfa e un motivo in più per visitarlo.

Tra questi, famosa è l’opera mondiale "Genesi" di Francisco Bosoletti, definito dagli esperti  “uno dei murales piu’ belli del mondo”. L’opera copre tre muri che hanno come tema centrale il fuoco, che ha ridisegnato Bonito a seguito della potenza distruttiva di frane e terremoti, ma tuttavia generoso di frutti della terra.

Altri numerosi murales di tanti street artist noti in tutto il globo che hanno partecipato al progetto tra cui: Millo, Tellas, Giulio Vesprini, Alex Senna, Diego Miedo, Arp, Milu Correch, Camilla Falsini, Nemo’s, Poki, Collettivo Fx, Guerrilla Spam, Bifido, Andrea Casciu, Irene Lasivita, Carlos Atoche

o Normanno

 

 

 

 IL Castello di Bonito fu eretto come roccaforte militare posto a guardia delle valli dell'Ufita e del Calore, a testimonianza dell'esistenza di un'antica civiltà normanna.
La prima notizia del luogo risale al 1030, quando il vescovo Gerardo di Borgogna venne ospitato nel castello bonitese in occasione del viaggio in Apice come inviato della Santa Sede. Dopo il sisma del 1125 il maniero venne quasi completamente ricostruito e nel corso del XV secolo ne furono perfezionate le spesse cortine murarie con i quattro torrioni della stessa altezza.
Trasformato in castello-residenza intorno alla prima metà del XVI secolo fu provvisoriamente abbandonato nel 1675 dalla famiglia Bonito che preferì dimorare nel nuovo palazzo baronale.
Oggi, il Castello, costruito nel 1100 circa, conserva delle originarie cinque torri normanne due torri circolari in pietra.

 

La Cappella della Mummia di Vincenzo Camusso, altra attrazione unica che custodisce una figura venerata dai bonitesi da secoli, con una storia avvolta nel mistero e nel mistero che ha attirato l'attenzione globale. La mummia in questione è Vincenzo Camusso, personaggio ignoto che i bonitesi venerano da più di due secoli come un santo e che chiamano affettuosamente Zì Vicenzo. Questa modalità di sepoltura è tipica del XVII – XVIII sec.: a quel tempo c’era l’usanza di essiccare i cadaveri, che venivano messi nei sotterranei e posti su una seduta circolare in pietra con al centro un buco, sotto al quale c’era della sabbia dove avveniva la scolatura dei liquidi.

Attualmente la mummia si trova in una piccola cappella dietro la chiesa di Bonito ed ancora non si sa molto su di essa. Una cosa è certa però, a detta di molti abitanti essa sembra avere poteri taumaturgici. Molte sono infatti le persone che si sono recate a Bonito, anche dall’estero, per chiedere una grazia a Zio Vicenzo. Nel tempietto ci sono infatti numerose immagini ex-voto di gente graziata.

Il Museo delle cose perdute è frutto della passione del bonitese Gaetano Di Vito che sin da bambino colleziona oggetti rari e di uso comune.

Il museo si trova in Vico Masaniello all’interno di una struttura privata donata a Gaetano da un’anziana nobildonna del paese. Nel museo si trovano oggetti dall’origine più disparata: da antichi oggetti agricoli fino a un pezzo di meteorite trovato nelle campagne bonitesi. Il museo è aperto tutti i giorni e la visita sarà guidata dall’ideatore stesso.

 

 

 

 

 

 

Durata Itinerario: intera giornata

 

Mattina

Ore 9.00 – Arrivo a Mirabella Eclano

Visita al Parco Archeologico Antica Città di Aeclanum

  • Antica città romana con resti di terme, foro, strade lastricate e domus.
  • Breve lezione sul ruolo delle città romane in Campania.

 

Ore 12:30 – Pranzo al sacco o in agriturismo locale

 

Ore 14:00 – Trasferimento a Bonito (15 min circa)

 

Ore 14:30 – Arrivo a Bonito

Tour dei Murales di Bonito

  • Passeggiata tra le vie del paese per scoprire oltre 30 murales di artisti internazionali

 

Visita al Castello di Bonito

 

Visita alla Cappella della Mummia di Vincenzo Camusso

 

Ore 17:00 – Partenza per il rientro

 

 

I Laboratori didattici
Ad integrazione dell’itinerario svolto, gli studenti potranno svolgere anche delle attività laboratoriali che arricchiranno ancora di più l’esperienza di visita appena vissuta.

 

Parco archeologico Aeclanum: su prenotazione, gli studenti, guidati dagli operatori, in un'area di scavo appositamente allestita, potranno partecipare attivamente a una campagna di scavo e mettere in pratica i concetti e le metodologie apprese. L’osservazione diretta dei reperti li aiuterà a comprendere il percorso di analisi e catalogazione dei reperti per ricostruire il contesto di riferimento. Infine, con un'attività di simulazione sul restauro dei reperti, conosceranno il lavoro del restauratore che li porterà a sviluppare un senso di responsabilità verso il patrimonio culturale. Questo laboratorio si adatta in particolare agli studenti delle primarie.
 

Bonito: gli studenti saranno introdotti nella conoscenza e nella pratica delle arti figurate attraverso la realizzazione di composizioni espressive, utilizzando tecniche e materiali diversi. Laboratorio finalizzato alla riscoperta degli elementi del linguaggio visivo mediante la realizzazione di composizioni espressive, utilizzando tecniche e materiali diversi (tecnica dei murales e dei graffiti).Il laboratorio promuove nuovi interessi e motivazioni, mediante l'uso di strumenti che possiedono caratteristiche particolarmente attraenti, sul piano della presentazione e delle procedure e sviluppa inoltre le potenzialità dei bambini offrendo nuove ed alternative occasioni di apprendimento, formazione, autonomia personale e sociale.

 

 

Obiettivi didattici

  • Conoscere la storia dell’antica città di Aeclanum e comprenderne il ruolo strategico e culturale in Irpinia e lungo la via Appia.
  • Approfondire il contesto storico del popolo irpino e della sua romanizzazione. 
  • Apprezzare il valore del patrimonio archeologico come bene culturale da tutelare.
  • Collegare l’esperienza diretta con le conoscenze scolastiche di arte, storia e letteratura.
  • Promuovere il senso di appartenenza al patrimonio culturale locale e nazionale.
  • Stimolare la curiosità, l’osservazione e lo spirito critico attraverso esperienze sul campo.
  • Educare alla cittadinanza attiva, riflettendo sull’importanza della conservazione dei beni culturali.

 

Bonito può offrire spunti legati a:

  • Tradizioni e cultura popolare irpina.
  • Arte contemporanea urbana.
  • Figure storiche locali, come Salvatore Ferragamo (se collegato al percorso di educazione all’imprenditorialità e al Made in Italy).

 

 

 

 

Mappa
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Parco Archeologico di Aeclanum

El Parque Arqueológico de Aeclanum, de una importancia histórica y arqueológica incalculable, ocupa una superficie de aproximadamente 18 hectáreas y contiene los restos de la ciudad fundada por la tribu samnita de los hirpinos, conquistada posteriormente por los romanos.

2

Bonito

Situado en una agradable colina entre los valles de Ufita y Calore, es un pueblo con un panorama realmente sugestivo. Rodeado de vegetación, con excelente gastronomía, cultura y un laberinto de callejuelas y vistas, reavivados por el arte callejero.

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