In occasione della Giornata internazionale della donna, lo Zia Lidia Social Club omaggia tutte le donne con il cinema di Godard e con uno dei suoi primi capolavori: "La donna è donna", titolo originale "Une femme est une femme", un film del 1961 diretto da Jean-Luc Godard, interpretato da Anna Karina, Jean-Paul Belmondo e Jean-Claude Brialy. Un tributo alla commedia musicale americana ed il primo film a colori girato da Jean-Luc Godard. Restaurato recentemente in HD, durata 78 minuti.

"Il mio primo vero film, come lo è "Jules et Jim" per Truffaut. Del resto, ne avevo scritto il soggetto prima di "A bout de souffle"; ma allora lo realizzò de Broca. Di tutti i film che ho fatto, è quello che mi somiglia di più. L'ho seguito tenendo conto di tutto: delle parole, delle virgole. Mi basavo su di esso per scrivere i dialoghi per le riprese. Leggevo: "Lei esce di corsa", e mi dicevo: "Che cosa farà,  che cosa vedrà? Dei vecchi per la strada? Bene, sarà questa la mia giornata di lavoro". (Jean-Luc Godard)

Cosa Aspettarsi

L’idea generale del film deriva da una frase di Chaplin: "La tragedia è la vita in primi piani; la commedia è la vita in campi totali". Mi sono detto: "farò una commedia in primi piani, così il film sarà tragicomico". L'intento dell'autore era proprio quello di produrre un film teatrale, con cambiamenti di ritmo e di tono sul modello della commedia dell'arte. Terzo film di Jean Luc Godard, una pellicola piena di spunti e idee teoriche, ma anche di messa in scena, che rientra pienamente nelle modalità espressive della Nouvelle Vague, e al tempo stesso vuole essere un omaggio alla commedia musicale e ad un cinema classico, da sempre mitizzato dal critico e cinefilo Godard.

Costruito interamente sulla figura di Anna Karina, la giovane attrice danese che in quel periodo diventò la moglie del regista (anche se il matrimonio durò poco), il film ne esalta la bellezza abbagliante con una fotografia a colori, del mago delle luci Raoul Coutard, di forte effetto cromatico. Per il resto è uno dei film dell'autore più vicino all'idea di commedia sentimentale, pieno di gag ed elementi bizzarri nel suo tipico stile degli esordi, a tratti volutamente surreale e sopra le righe.

Godard si diverte a sovvertire le aspettative del pubblico, piazza continue allusioni o citazioni visive, gira una sorta di musical con una sola canzone, ripetuta due volte, anche se la musica di Michel Legrand è onnipresente e contribuisce ad un ricercato effetto nostalgico. I litigi di Angela ed Emile, la coppia protagonista del film, potranno sembrare stupidi e posticci, ma il film compensa con l'atmosfera, con la bellezza di una Parigi dove ci si vestiva ancora in giacca e cravatta o tailleur e non in tuta e sneakers, con una dichiarazione d'amore evidente al Cinema.

Apparentemente misogino, fin dal titolo che, come cita la battuta conclusiva, gioca sull'equivoco "une femme'/'infame", si rivela a tratti l'esatto opposto, in quanto la figura della Karina è spesso più simpatica ed umana, anche nei suoi difetti, di quelle di Brialy e Belmondo, consegnandoci un ritratto di coppia media francese in cui il predominio femminile è netto, ma sotterraneo, velato. 

Trama

Una giovane danese, spogliarellista in un locale notturno, desidera avere un figlio dall'uomo con cui vive, ma questi se ne guarda bene per timore di essere poi costretto al matrimonio. Seccato dalle insistenze della ragazza, l'uomo le propone quasi per gioco di farsi mettere incinta da un altro, un posteggiatore d'auto innamorato di lei. La giovane, esasperata, mette in atto davvero il consiglio, confessandogli poi tutto: lui cambia idea. Commozione finale. 

In una delle scene più brillanti, nel mezzo di un litigio domestico, Angela e Émile non si parlano per ripicca, ma comunicano mostrandosi la copertina di alcuni libri con titoli significativi, in sostituzione del dialogo; per cercare i titoli adatti si muovono per casa in pigiama trasportando un abat-jour a stelo. Questa scena definisce sempre di più una delle caratteristiche del cinema di Godard, cioè l'alternanza di dialogo e parola scritta per produrre significato.

Il gioco di parole finale, inoltre, quando Émile dice alla moglie: Tu es infâme (sei un'infame) e lei gli risponde Non, moi je suis une femme (no, io sono una donna), interamente giocato sull'omofonia (le due espressioni "infame" e "una donna" hanno una pronuncia quasi uguale), risulta intraducibile in italiano, ed è forse la metafora dell'incomprensione che da sempre l'Italia riserva al cinema francese e in modo particolare a Jean-Luc Godard. Il film, difatti, viene distribuito in Italia (dalla Euro) previa eliminazione non solo di scene osé, ma di due intere sequenze e con un arbitrario e ingiustificabile rimixaggio della splendida colonna sonora, che ne stravolge l'innovativo significato.

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Al Circolo della Stampa, mercoledì 8 marzo alle ore 18:00 lo Zia Lidia Social Club, in occasione della Giornata internazionale della donna, invita alla visione del film "La donna è donna" (Une femme est une femme), diretto da Jean-Luc Godard ed interpretato da sua moglie Anna Karina

MER
dalle 18:00

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328 673 0274
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