Il 26 e il 27 gennaio, si rinnova a Teora il rito della maschera tipica teorese che dà ufficialmente il via al Carnevale.

Il tradizionale evento folkloristico-gastronomico 'Li Squacqualacchiun e Sagra delle Tomacelle di Teora', organizzato dalla Pro Loco di Teora, in occasione del Carnevale 2024 e in ricordo di Raffaele De Rogatis, detto "O Santariello".

Durante la manifestazione l'antico borgo irpino sarà attraversato da un corteo di maschere: uomini che armati di bastoni provocano un rumore cupo di campanacci, disturbando i passanti con lazzi e gesti anche hot e scomparendo poi chiassosamente nei vicoli rionali del paese.  Nel corso delle serate avrà luogo anche la tradizionale sagra delle tomacelle, pietanza tipica locale consistente in polpette a base di frattaglie di maiale aromatizzate con radice di Rafano.

Sono loro "Li Squacqualacchiun", la maschera tipica teorese. Queste figure antiche, primitive e grottesche indossano un costume composto da un sacco di tela con una giacca stinta messa a rovescio. Il loro viso è coperto da un cappuccio che funge da maschera e che lascia intravedere solo gli occhi. In mano portano dei bastoni, alle cui estremità sono attaccati dei campanacci, che emettono un rumore cupo, e degli aghi di pino, che usano per i loro rituali. Nel loro girovagare per i rioni del borgo irpino, infastidiscono e ingiuriano i passanti con lazzi e gesti un po’ 'spinti'. Una volta giunti nel centro del paese, gli 'Squacqualacchiunì improvvisano una danza prima intorno a “lu pagliar” (il falò) e poi intorno alla fontana principale, compiendo il loro rito magico.

La manifestazione ha come scopo quello di promuovere e far conoscere la maschera tipica teorese e il rispettivo prodotto tipico ovvero letomacelle, simili a polpette di carne di maiale, ma dal sapore unico e inconfondibile. La musica, soprattutto quella con contaminazioni popolari, sarà anch'essa protagonista della due giorni.

La tradizione 
L’etimologia del termine ‘Squacqualacchiun’ potrebbe derivare dalla voce dialettale “squacquarat” che significa ‘trasandato’, cosi come appaiono queste maschere. Queste figure antiche, primitive e grottesche, indossano un costume composto da un sacco di tela con una giacca stinta messa a rovescio. Il loro viso è coperto da un cappuccio che funge da maschera e che lascia intravedere solo gli occhi. In mano portano dei bastoni, dove sopra sono attaccati rami di aghi di pino che essi usano per i loro riti e per colpire di sfortuna coloro che non esaudiranno i loro voleri. La tradizione vuole che la prima apparizione della maschera sia il 17 gennaio, anche se l’uscita più importante avviene l’ultimo sabato del mese in occasione della festa che celebra una pietanza tipica della tradizione culinaria teorese, la Tomacella. 

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Largo Europa, 8, 83056 Teora AV, Italia
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