Nata a Montella nel 1894, Leonarda Cianciulli, detta Nardina o Norina, è passata alla storia come la “saponificatrice di Correggio”, protagonista di uno dei casi più inquietanti della cronaca nera italiana che hanno fatto di lei “una delle serial killer più spietate del ‘900". Dietro l’apparenza di una madre devota e commerciante stimata, si nascondeva una mente ossessionata dalla superstizione, dalla morte e dalla paura di perdere i figli.
 
Nel 1917, all'età di 23 anni, sposò Raffaele Pansardi, originario di Lauria, in provincia di Potenza, allora impiegato al catasto di Montella, in aperto contrasto con i familiari che avevano individuato per la sposa, com'era consuetudine all'epoca, un altro marito che le era anche cugino. La giovane coppia visse dal 1921 al 1927 a Lauria e, successivamente, a Lacedonia. Nel 1930 il terremoto del Vulture fu la causa del trasferimento degli sposi a Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Tra il 1939 e il 1940, in un’Italia sull’orlo della guerra mondiale, Leonarda uccise con estrema freddezza e ferocia le sue vittime distruggendone i corpi dai quali ne ricavò sapone, un macabro dettaglio entrato nella storia criminale italiana.

Madre di quattro figli, sposata con un altro meridionale, un lucano uomo onesto e serio, impiegato dello Stato, in possesso di un'istruzione elementare, fu detenuta prima nel manicomio giudiziario di Aversa e poi in quello di Pozzuoli.
Convinta di essere vittima di una maledizione inflittale dalla madre, prima di dare alla luce i suoi quattro figli, ne perse tredici e si convinse di dover compiere sacrifici umani per proteggere la vita di quelli sopravvissuti, fu una donna ossessionata da superstizioni e dalla magia nera. La Cianciulli fu responsabile della morte di tre donne che conosceva e che vivevano come lei a Correggio, in provincia di Reggio Emilia. La prima, la più anziana, scomparve, settantatreenne, poco prima del Natale del 1939. Le altre due, tra i cinquanta e i sessant'anni d'età, nell'autunno nel 1940. 

Le tre "amiche" di Cianciulli, come ne parlerà sempre in seguito lei stessa, non avevano parenti; vendettero i loro beni e prima di scomparire definitivamente dissero a tutti che si sarebbero trasferite altrove. La Cianciulli sciolse i corpi delle vittime e, secondo quanto raccontato, con il loro sangue realizzò dolci che offrì agli ospiti e che mangiò anche lei. Dopo essere stata scoperta, confessò gli omicidi e fu condannata a 30 anni di reclusione e 3 in manicomio criminale. Morì nel 1970 nel manicomio giudiziario di Pozzuoli. 
La storia è stata oggetto di numerosi studi, libri e produzioni mediatiche, che hanno cercato di indagare il confine tra superstizione, follia e devozione materna e pur se la Cianciulli confessò, alcuni aspetti della storia, come la reale destinazione del sapone e dei dolci, rimangono ancora oggi avvolti nel mistero e nel macabro mito.

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