In occasione del centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, la Biblioteca comunale “Antonio Marino” di San Martino Valle Caudina, ha realizzato il progetto di Animazione dal titolo “Centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti: custodi della memoria”. 

Il 20 agosto alle ore 20.00 nel Convento francescano Santa Caterina d’Alessandria si terrà il reading lirico Il baritono antifascista Titta Ruffo e Giacomo Matteotti: l’Associazione avellinese Igor Stravinsky proporrà il baritono internazionale Claudio Ottino che accompagnato al pianoforte da Roberto Mingarini interpreterà arie d’Opera e romanze di Verdi, Donizetti, Mozart e Tosti, mentre la voce dell’attore Mattia Parrella reciterà poesie di Velia Ruffo.

Il 27 agosto, invece, sempre alle ore 20.00 presso la Casa Comunale l’Attore Mattia Parrella teatralizzerà il Discorso tenuto da Giacomo Matteotti il 30 maggio 1924, intermezzato da brani classici di Bach e Pozzoli eseguiti dal fisarmonicista Vincenzo Natale.

Come ripercorrere il filo rosso steso tra le vite di Matteotti e del cognato baritono Titta Ruffo se non attraverso la Musica? 
Giacomo Matteotti fu l’uomo che sfidò la Camera denunciando, con voce chiara e ferma, le vessazioni, le minacce, le violenze praticate dai rappresentanti del più feroce “totalitarismo del secolo breve”. L’uomo Matteotti sfidò quell’aula per portare avanti il suo discorso nel disperato tentativo di difendere gli ultimi brandelli di dignità rimasti alle istituzioni democratiche. Sfidò quell’aula per portare avanti il suo discorso, consapevole del fatto che sarebbe stato l’ultimo.
 
Titta Ruffo, cognato di Matteotti, fratello della moglie di Giacomo Velia Ruffo, era un baritono dalla voce robusta ed estesa, dal colore fascinosamente brunita, dalla ricchezza di armonici, definito da Eugenio Montale come l’ultimo esponente del canto eroico…il Caruso baritono!
Titta Ruffo si precipitò in Italia dall’America per portare sulla spalla il feretro del congiunto a cui era legatissimo. 
Il legame che li univa era la fede: come Matteotti, Titta Ruffo era socialista. 
Il legame che li univa era il coraggio: Titta Ruffo rifiutò di cantare di fronte agli assassini di Giacomo, di assumere la dimensione, a lungo cavalcata da molti celebrati colleghi, di stella del regime.
Il legame che li univa era il silenzio: dichiarato sovversivo come Matteotti, Titta Ruffo pagò con la carriera la sua determinazione di non piegarsi al fascio.
Il legame che li univa era il sangue: Titta Ruffo come Matteotti fu nemico della patria.
Ma non c’era solo il sangue, la passione politica ed il coraggio a unire il destino del baritono e del deputato: c’era anche la speranza di destare la coscienza nei cuori delle persone con la speranza di trasformare il mondo in un pantheon capace di prevalere sulle persecuzioni del regime.

Appuntamento con la prima serata martedì 20 agosto alle ore 20:00 nel Convento francescano Santa Caterina d’Alessandria.


 

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