I Carnevali Irpini sono diversi tra di loro e variano di zona in zona. Sono di origine storico antropologico e resistono alle mode ed alla modernità.

Si annoverano:
- il "Carnevale di Montemarano" che si basa sulla tarantella con suoni e balli coinvolgenti e di tipo processionale. L’area fortemente interessata è Montemarano anche se per contagio la tarantella si è diffusa nei paesi limitrofi come Volturara Irpina, Castelvetere sul Calore e Paternopoli.
- le "Zeze" che sono presenti e diffuse ad Avellino e nell’Hinterland. Di origine partenopea, da tempo a Napoli non sono più tramandate. Si annoverano la Zeza di Bellizzi, Zeza di Capriglia, Zeza di Cesinali, Zeza di Mercogliano, Zeza di Monteforte Irpino, Zeza di Montemiletto e Zeza di Rotondi.
- la "Mascarata" presente e sentita in modo particolare a Serino. Si festeggia anche nei paesi del Serinese.
- il "Ballo N’dreccio" con le "Zeze" e la "Mascarata" che sono diffusi a Montoro, Borgo, Banzano, Piazza di Pandola, Forino e più precisamente a Petruro di Forino.
- il "Laccio d’Amore" festeggiato con continuità a Taurano e Quindici e diffuso nel Vallo di Lauro e nel Baianese.
- la "N’drezzata" presente a Cervinara.
- i "Mesi" una tradizione carnevalesca ripresa a Santa Lucia di Serino.  
- li "Squacqualacchiun" di Teora

Inoltre, di particolare rilevanza sono i Carnevali con i Carri. I più noti e tradizionali sono:  
- I Carri di Castelvetere sul Calore 
- I Carri di Paternopoli
- I Carri di Gesualdo che non hanno il carattere della continuità

La Zeza
La Zeza è una scenetta carnevalesca d’origine napoletana nata probabilmente a metà Seicento. I protagonisti sono: Pulcinella, sua moglie Zeza (Lucrezia), la bella figlia Porzia (o Vicenzella) troppo giovane per maritarsi e Don Zenobio (o Don Nicola) suo corteggiatore.La storia si sviluppa in una serie di vicende fino all’arrivo del giovane laureando in medicina, Don Zenobio, il quale ferisce Pulcinella che è costretto a barattare la propria guarigione con la mano della figlia. La scena si conclude con il matrimonio dei due, fortemente voluto da Zeza. La “Canzone di “Zeza” è da sempre caratterizzata dal fatto che gli attori siano esclusivamente maschi, in quanto anticamente era impensabile che una donna potesse recitare per strada o nei teatri. La peculiarità della rappresentazione resta però il suo essere “Festa di Piazza”, inscenata da circa cinquanta personaggi maschili. Essi agiscono e cantano tra di loro stabilendo una comunicazione interna che spesso non tiene conto del pubblico, voltano le spalle ai presenti e parlano all’interno di un cerchio formato da loro stessi e camminano fino al luogo dove si effettua la rappresentazione della scena. 

Tarantella Montemaranese     
Senza dubbio il Carnevale rappresenta la più importante manifestazione folcloristica di Montemarano, la cui tarantella è espressione di fortissimo impatto. La ritualità di tale danza è direttamente legata ai cortei processionali di questa festa, che si svolgono attraverso le strade principali del paese, seguendo il ritmo di questo “vortice”, sempre più sostenuto fino al delirio. Durante lo svolgimento è possibile notare frammenti di estasi collettiva, soprattutto quando il tempo del ballo sta per scadere e la sera segna la chiusura della grande festa. Innegabile è il carattere propiziatorio di questa singolare tarantella che richiama i preistorici riti agricoli. Inoltre è evidente il carattere liberatorio che determina l'impostazione anticonformistica ed estremamente satirica del Carnevale Montemaranese.

Mascarata di Serino
Il Carnevale serinese con la tradizionale “A Mascarata” è uno dei carnevali più rappresentativi della bassa Irpinia. I protagonisti, vestiti con gli abiti tipici del folklore della Mascarata, festeggiano al ritmo di musica incalzante, lo svolgimento di un matrimonio. Gli ospiti sono vestiti a festa e partecipano all’evento danzando al ritmo della tarantella rossiniana realizzata con strumenti da “strada”. Essi indossano ampie gonne colorate e portano sul volto una maschera che nasconde il viso. La sposa è un uomo che veste da donna e il vestito indossato è quello di una delle giovani del paese sposate nell’anno. Lo sposo, invece, è un uomo dai tratti rozzi in modo da sembrare un “omminicchio”. La sposa regala ai passanti dei confettinuziali, mentre lo sposo con la cosiddetta “scaletta” regala alle signore sui balconi delle mimose. Altra figura tipica è un uomo travestito da vecchietta che porta a cavalcioni il suo anziano compagno. 

Laccio d’Amore
Il Laccio d’Amore è una tipica ballata popolare eseguita intorno ad un palo, dominato dal segno del sole nuovo, dal quale pendono ventiquattro nastri colorati che vengono intrecciati dalla danza di altrettanti ballerini (dodici maschi e dodici femmine). Questa danza rimanda alla fertilità agricola e alla fecondità umana. Tipica del Vallo di Lauro e del Baianese, in particolare si svolge con continuità nei comuni di Taurano, Quindici, Pago del Vallo di Lauro e Lauro.

Il Ballo O’Ntreccio
Si tratta di una tipica danza processionale d’origine contadina praticata a Montoro e Forino  dove i danzatori, suddivisi per coppie, eseguivano diverse gallerie e girotondi utilizzando dei cerchi fatti con i rami delle viti o di un nocciolo (‘ntreccio). Ancor’ oggi vengono intrecciati una serie di cerchi decorati con nastri variopinti. Il rapido movimento dei cerchi, la precisione, gli intrecci e le gallerie create dai ballerini, rendono questa danza di grande effetto e parecchio scenografica. Gli strumenti utilizzati sono la ciaramella, la grancassa, il rullante, i piattini e la fisarmonica. 

Squacqualacchiun
Gli “Squacqualacchiun” sono delle maschere di Carnevale tipiche di Teora, portate da uomini che girano tutto il paese con dei bastoni, causando un rumore cupo di campanacci e disturbando i passanti con lazzi e gesti spinti, scomparendo poi per i vicoli del borgo dopo aver portato a termine, intorno a “lupagliar” (falò) e intorno alla fontana principale, il proprio rito. Il nome di queste maschere deriva, molto probabilmente, dalla voce dialettale "squacquarat" che significa appunto trasandato. La loro origine si ricollega ai Baccanali e al culto di Dioniso o di altre divinità dei boschi. Essi rappresentano il vivere, un momento di ebbrezza, di gioia, di evasione, di libertà.
 

PROGRAMMA (in aggiornamento)

Aiello del Sabato 
Ariano Irpino
Atripalda 
Avella
Bagnoli Irpino
Banzano (Montoro)
Bellizzi Irpino (Avellino)
Bisaccia
Bonito
Calabritto
Candida
Capriglia Irpina
Carife
Castelvetere sul Calore
Cesinali
Cervinara
Fontanarosa
Gesualdo
Grottaminarda
Grottolella
Lauro
Montella
Montemarano
Montemiletto
Montoro
Piazza di Pandola (Montoro)
Paternopoli 
Petruro Irpino
Petruro (Forino)
Quindici
Rotondi
San Martino Valle Caudina
San Michele di Serino
Santa Lucia di Serino
Savignano
Senerchia
Serino
Solofra 
Sturno
Trevico
Venticano
Villanova del Battista
Volturara Irpina
Zungoli

Oben